Il Regno Unito accelera sul nucleare: via libera ai reattori SMR

Il governo britannico annuncia una riforma per snellire le procedure di autorizzazione ai piccoli reattori modulari

Il governo britannico ha deciso di velocizzare l’installazione dei piccoli reattori modulari (SMR) attraverso una revisione delle normative urbanistiche. Secondo quanto annunciato, le nuove regole consentiranno la costruzione di impianti più compatti, sicuri e rapidi da realizzare, segnando una svolta nel panorama energetico del paese. Il primo ministro Keir Starmer, eletto a luglio, ha sottolineato che la sua amministrazione è determinata a prendere decisioni radicali per trasformare il Regno Unito: “Il mio governo è stato eletto per portare il cambiamento. Prenderò le decisioni necessarie per scuotere il paese dallo status quo e accelerare la nostra transizione energetica”.

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Energia pulita e nuovi posti di lavoro

Il governo laburista prevede che questa riforma genererà migliaia di posti di lavoro altamente qualificati, oltre a migliorare la sicurezza energetica nazionale. L’obiettivo è ridurre la dipendenza dalle fluttuazioni del mercato globale dell’energia, fornendo elettricità più economica e a basse emissioni di carbonio. Ed Miliband, Segretario all’Energia, ha dichiarato: “Il popolo britannico è stato troppo a lungo vulnerabile ai mercati energetici globali. L’unica via d’uscita è costruire una nuova era di elettricità pulita”.

Le critiche di Greenpeace e le sfide del nucleare

Non tutti però vedono di buon occhio la spinta sul nucleare. Doug Parr, direttore della politica di Greenpeace, ha espresso scetticismo sulla reale fattibilità degli SMR: “Labour presenta come fatti delle semplici ipotesi ottimistiche sui costi, sui tempi di realizzazione e sulla sicurezza di questi piccoli reattori. Non ne è stato costruito nemmeno uno, ed è coraggioso – o sciocco – basare su questo il futuro energetico del paese”. Il governo ha comunque assicurato che continueranno ad esserci criteri rigorosi per la selezione delle aree destinate ai nuovi impianti, escludendo le zone densamente popolate e quelle a rischio militare.

Un futuro a emissioni zero entro il 2030

Attualmente, il Regno Unito conta cinque centrali nucleari attive, di cui quattro vedranno la loro operatività prolungata. EDF, che sta costruendo la nuova centrale di Hinkley Point C, ha annunciato nel 2023 il ritiro dal progetto per realizzare SMR in Gran Bretagna. Tuttavia, il governo è determinato ad accelerare la decarbonizzazione della rete elettrica nazionale, con l’obiettivo di raggiungere emissioni zero entro il 2030.

L’Italia e il ritorno all’energia nucleare: il ruolo degli SMR

Dopo oltre tre decenni di abbandono del nucleare, l’Italia sta valutando un possibile ritorno all’energia atomica, puntando sui Piccoli Reattori Modulari (SMR). Questi impianti innovativi, più compatti e sicuri rispetto alle centrali tradizionali, potrebbero rappresentare una soluzione strategica per decarbonizzare l’industria e garantire la sicurezza energetica. Il governo ha annunciato che entro il 2025 verrà redatta una nuova normativa per regolare l’uso di queste tecnologie, aprendo la strada a investimenti e collaborazioni con aziende italiane e internazionali.

L’industria nucleare italiana sta già muovendo i primi passi con il coinvolgimento di Ansaldo Nucleare, Enel e la britannica Newcleo, mentre Edison (gruppo EDF) ha manifestato interesse nel progetto. Tuttavia, l’ostacolo principale resta l’attuale divieto imposto dai referendum del 1987 e 2011, oltre alla necessità di ottenere il consenso pubblico. Se il Parlamento approverà le nuove normative, i primi reattori modulari potrebbero entrare in funzione entro il 2035, contribuendo a coprire fino all’11% della domanda energetica nazionale e riducendo significativamente la dipendenza dalle fonti fossili.

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