Tumori contagiosi: la scienza indaga i rischi evolutivi per l’uomo

Sono capaci di passare da un essere vivente all’altro come virus. Sono rari, ma suggeriscono un potenziale evolutivo ancora poco compreso

Per decenni il cancro è stato considerato una malattia personale, un’anomalia che si sviluppa all’interno del corpo per cause genetiche, ambientali o casuali. Una crescita incontrollata di cellule impazzite, senza alcun potere infettivo. Ma la natura, ancora una volta, ci sorprende. In alcune specie animali, infatti, sono emersi tumori capaci di trasmettersi da un individuo all’altro come se fossero agenti patogeni. Non si tratta di infezioni virali che causano tumori, come avviene con l’HPV nell’uomo, ma di qualcosa di più inquietante: cellule tumorali vive che si spostano tra organismi diversi, sopravvivono e continuano a crescere.

Le altre notizie del canale MEDICINA

I tumori contagiosi esistono: pochi, ma reali

I casi documentati sono rari, ma confermati dalla genetica. Il primo è quello del CTVT (Canine Transmissible Venereal Tumour), un tumore che si trasmette tra i cani da almeno 6.000 anni tramite l’accoppiamento. Esiste poi una forma di neoplasia nei molluschi bivalvi, come cozze e vongole, in cui le cellule malate si disperdono nell’acqua e infettano altri esemplari. Ma il caso che più ha colpito l’opinione pubblica e la comunità scientifica è quello del diavolo della Tasmania, un marsupiale carnivoro colpito da una forma aggressiva e letale di tumore facciale trasmissibile, il cosiddetto Devil Facial Tumour Disease (DFTD).

Questi tumori hanno una caratteristica comune: derivano da un singolo tumore originario, le cui cellule si sono clonate e adattate alla sopravvivenza in nuovi ospiti, eludendo i sistemi immunitari e replicandosi all’infinito. Si comportano come entità autonome, paragonabili a veri e propri organismi parassitari.

Potrebbe accadere anche all’uomo?

Ad oggi, non esistono prove che il cancro possa essere contagioso tra esseri umani in condizioni naturali. Tuttavia, ci sono delle eccezioni cliniche che pongono interrogativi. Il più noto è quello dei trapianti di organi: se un organo contenente cellule tumorali viene trapiantato, il ricevente può sviluppare lo stesso tumore, specie se immunodepresso. Lo stesso può accadere, anche se raramente, in caso di trasmissione materno-fetale, quando cellule tumorali materne passano alla placenta e attecchiscono nel feto.

A rafforzare questa ipotesi teorica, c’è un caso documentato nel 1996, in cui un chirurgo sviluppò un tumore nel punto in cui si era ferito accidentalmente con un bisturi contaminato durante l’asportazione di un cancro addominale da un paziente. Le analisi mostrarono che il tumore del medico era geneticamente identico a quello del paziente operato, a conferma di una trasmissione diretta di cellule maligne. Tuttavia, si trattò di un evento isolato, avvenuto in presenza di una ferita aperta, e non di una contagiosità spontanea: una trasmissione “accidentale”, non infettiva.

Tumori o parassiti? Una frontiera evolutiva

La possibilità che un tumore sviluppi la capacità di trasmettersi tra individui della stessa specie dipende da molte variabili: bassa diversità genetica, sistema immunitario inefficace, e una modalità di contatto che consenta alle cellule tumorali di “saltare” da un corpo all’altro. In natura queste condizioni sono estremamente rare, ma esistono.

Come ha osservato il giornalista scientifico David Quammen, autore di Spillover e ora al lavoro su un libro dedicato al cancro come fenomeno evolutivo, “alcuni tumori si comportano come parassiti: vivono, si spostano e si moltiplicano tra organismi. Se riescono a eludere i controlli immunitari, si comportano più da entità viventi che da semplici cellule impazzite“.

Questa visione, che considera il cancro non solo come una malattia ma come una forza biologica in grado di adattarsi, ha spinto molti ricercatori a riconsiderare il modo in cui studiamo la malattia: non più solo a livello cellulare, ma anche ecologico e darwiniano.

Il laboratorio naturale della Tasmania

Il Devil Facial Tumour Disease, scoperto ufficialmente nel 1996 ma probabilmente emerso nei primi anni ’80, rappresenta oggi il caso più eclatante di tumore trasmissibile. Si diffonde attraverso i morsi, pratica comune nei diavoli della Tasmania durante l’accoppiamento o le dispute. Le cellule tumorali passano da un animale all’altro, attecchiscono e crescono senza che l’organismo ospite le riconosca come estranee.

Questo tumore ha causato un crollo della popolazione di diavoli fino al 90% in alcune aree, e ha costretto i ricercatori a mettere in campo strategie di conservazione, inclusi programmi di riproduzione in cattività, rilascio controllato e studi su potenziali vaccini.

Al tempo stesso, il DFTD è diventato un modello di studio unico al mondo, che ci aiuta a comprendere come un tumore possa acquisire caratteristiche infettive e quali condizioni favoriscano questa evoluzione.

Il cancro del futuro?

Per ora, il rischio di tumori contagiosi tra esseri umani resta molto basso, confinato a contesti artificiali e clinici. Ma la natura ci insegna che l’evoluzione può sorprendere, e che anche i tumori possono adattarsi, trasmettersi e forse, un giorno, superare le barriere tra corpi e specie. Comprendere questi meccanismi oggi significa prepararci meglio domani, non per allarmare, ma per conoscere. Perché anche nel mondo invisibile delle cellule, l’evoluzione non si ferma mai.

Link utili:

Correlati