Leucemia linfatica cronica: addio infusioni, arriva la terapia orale

Una nuova terapia orale per la leucemia linfatica cronica riduce gli effetti collaterali e migliora la qualità della vita rispetto alla chemioterapia tradizionale

Un nuovo approccio terapeutico completamente orale per la leucemia linfatica cronica (CLL) sta dimostrando risultati promettenti, secondo uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine. La ricerca, condotta su oltre 800 pazienti in 27 Paesi, ha confrontato il tradizionale trattamento chemioterapico con una combinazione di farmaci in compresse. I trattamenti standard, spesso associati a infusioni ospedaliere e immunosoppressione prolungata, potrebbero presto essere sostituiti da una terapia più accessibile e con minori effetti collaterali.

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I risultati dello studio AMPLIFY

La sperimentazione clinica AMPLIFY ha dimostrato che una combinazione di acalabrutinib e venetoclax, con o senza obinutuzumab, è in grado di prolungare significativamente la sopravvivenza libera da progressione rispetto alla chemioterapia. “Questi risultati sono molto incoraggianti, con un tasso di sopravvivenza globale a 36 mesi superiore rispetto ai trattamenti tradizionali basati sulla chemioterapia”, ha dichiarato il professor John Seymour, direttore di Ematologia presso il Peter MacCallum Cancer Center e il Royal Melbourne Hospital. “Dimostrano il potenziale di un trattamento più semplice, somministrato sotto forma di compresse, eliminando la necessità per i pazienti di recarsi in ospedale per infusioni”.

Meno rischi cardiaci e migliori prospettive

Un precedente trattamento orale per la CLL basato su ibrutinib è già stato approvato in Australia, ma è stato associato a un maggiore rischio di complicazioni cardiache. Secondo il professor Seymour, la combinazione acalabrutinib-venetoclax offre risultati simili con un profilo di sicurezza più favorevole. Inoltre, lo studio ha identificato un gruppo di pazienti con un profilo genetico sfavorevole (uIGHV), generalmente caratterizzato da una prognosi peggiore. Tuttavia, quando trattati con obinutuzumab, questi pazienti hanno mostrato un miglioramento significativo nella sopravvivenza libera da progressione, allineandosi ai risultati ottenuti dai pazienti con IGHV mutato.

Verso un futuro con terapie più semplici e accessibili

L’all-tablet therapy potrebbe rappresentare una svolta per i pazienti con CLL, riducendo il peso del trattamento e migliorando la qualità della vita. “Questa è una notizia straordinaria per i pazienti con CLL che non hanno ricevuto trattamenti precedenti. Una volta finanziata in Australia, potremo offrire loro una terapia completamente orale, sicura ed efficace, con una durata di trattamento fissa”, ha affermato Seymour. I risultati dello studio sono stati presentati anche al congresso della American Society of Hematology a San Diego, confermando il forte interesse della comunità scientifica verso questa innovativa strategia terapeutica.

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