Sclerosi multipla: scoperta la causa della progressione della malattia

L’infiammazione accelera le mutazioni genetiche nei neuroni, favorendo la progressione della sclerosi multipla

La sclerosi multipla (SM) è una malattia neurologica progressiva che colpisce circa 3 milioni di persone nel mondo, con 33.000 pazienti solo in Australia. Si tratta di una patologia autoimmune che danneggia il sistema nervoso centrale, compromettendo la comunicazione tra il cervello e il resto del corpo. Circa un terzo dei pazienti sviluppa una forma progressiva della malattia, per la quale le terapie attuali risultano ancora poco efficaci.

Un recente studio condotto dall’Istituto Florey e dall’Università di Melbourne ha identificato un legame diretto tra l’infiammazione cerebrale e un’accelerazione delle mutazioni genetiche nei neuroni. Questo potrebbe spiegare la progressione della malattia, aprendo nuove prospettive per il trattamento della SM progressiva. Lo studio è stato pubblicato su Nature Neuroscience e rappresenta un significativo passo avanti nella comprensione della patologia.

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Neuroni danneggiati: il tasso di mutazione raddoppia

I ricercatori hanno analizzato le lesioni cerebrali tipiche della sclerosi multipla, visibili nelle risonanze magnetiche (MRI) come aree infiammate. Queste lesioni sono il risultato di un’infiammazione cronica che danneggia la mielina, la guaina protettiva che riveste i neuroni, interferendo con la trasmissione degli impulsi nervosi.

I risultati dello studio hanno rivelato che i neuroni presenti all’interno delle lesioni accumulate nei pazienti con SM sviluppano mutazioni a un ritmo due volte e mezzo più veloce rispetto ai neuroni sani. “Il nostro studio suggerisce che l’infiammazione nel cervello dei pazienti con SM causa mutazioni nei neuroni, contribuendo alla progressione della malattia”, ha spiegato il professor associato Justin Rubio, responsabile del gruppo di neurogenetica presso l’Istituto Florey. Questo dato potrebbe essere fondamentale per comprendere perché la malattia diventi più grave nel tempo.

Un confronto tra cervelli con e senza SM

Per confermare questa scoperta, il team di ricerca ha confrontato campioni cerebrali di 10 persone affette da sclerosi multipla con quelli di 16 individui sani. L’analisi si è concentrata sulle mutazioni somatiche, ovvero alterazioni genetiche che si verificano nel corso della vita e non vengono ereditate.

I dati hanno mostrato che i neuroni nei tessuti sani accumulano 17,7 mutazioni genetiche all’anno, mentre quelli presenti nelle lesioni da SM ne accumulano 43,9 per anno. “Questo significa che, a 70 anni, un neurone situato in una lesione da SM potrebbe avere circa 1.300 mutazioni in più rispetto a un neurone sano”, ha sottolineato Rubio.

Queste mutazioni potrebbero compromettere la capacità delle cellule cerebrali di funzionare correttamente, portando alla progressiva degenerazione neuronale. Il meccanismo esatto che collega queste alterazioni genetiche alla progressione della malattia è ancora oggetto di studio, ma i risultati suggeriscono che il danno infiammatorio accelera il deterioramento cerebrale nei pazienti con SM.

Un meccanismo di mutazione differente dall’invecchiamento

Uno degli aspetti più interessanti emersi dallo studio è che le mutazioni osservate nei neuroni affetti da sclerosi multipla sono diverse da quelle tipicamente associate all’invecchiamento. Questo suggerisce che la malattia induce un processo di mutazione unico, distinto dal normale deterioramento genetico legato all’età.

Non solo abbiamo trovato un numero maggiore di mutazioni nelle lesioni della SM, ma queste erano anche di un tipo diverso, suggerendo che un processo molecolare specifico ne sia la causa“, ha spiegato il dottor Allan Motyer, primo autore dello studio. Questo aspetto potrebbe essere cruciale per sviluppare nuove strategie terapeutiche mirate a rallentare o bloccare questo fenomeno patologico.

Verso nuove terapie per la SM progressiva

L’identificazione di questa connessione tra infiammazione e mutazioni genetiche nei neuroni apre la strada a nuove possibili terapie per la sclerosi multipla progressiva, attualmente difficile da trattare. Il team di ricerca sta ora lavorando per identificare con precisione i processi molecolari coinvolti e comprendere quali di questi possono essere bersagli terapeutici per rallentare la progressione della malattia.

Questo studio è rivoluzionario perché mostra per la prima volta che l’infiammazione può causare la morte dei neuroni attraverso mutazioni accelerate del codice genetico”, ha dichiarato il professor Trevor Kilpatrick, coautore della ricerca. “Una volta identificati i processi molecolari responsabili della morte neuronale, speriamo di sviluppare strategie per salvare i neuroni o prolungarne la sopravvivenza, riducendo così la progressione della malattia”.

Un passo avanti, ma non ancora una cura

Sebbene questa ricerca rappresenti un progresso significativo nella comprensione della sclerosi multipla progressiva, non esiste ancora una cura definitiva. Tuttavia, comprendere il ruolo dell’infiammazione nella progressione della malattia potrebbe aprire nuove possibilità terapeutiche.

Non è ancora una cura per la SM progressiva, ma ci avvicina a trovarne una“, ha concluso Kilpatrick. L’obiettivo è sviluppare farmaci capaci di bloccare il danno neuronale o rallentare la progressione della malattia, migliorando così la qualità della vita dei pazienti.

Lo studio è stato reso possibile grazie al sostegno di MS Australia e alla donazione di campioni di tessuto cerebrale da parte di famiglie di pazienti. La ricerca ha coinvolto anche esperti dell’Università di Sydney, BGI-Australia e del China National Gene Bank, sottolineando l’importanza della collaborazione scientifica internazionale nella lotta contro la sclerosi multipla.

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