L’aumento dei satelliti minaccia l’astronomia e il clima. Ecco perché servono regolamenti per preservare il cielo e la sostenibilità dello spazio
L’espansione delle costellazioni satellitari, guidata da progetti come Starlink di Elon Musk, sta trasformando lo spazio circumterrestre in una discarica. Con oltre 6.400 satelliti già operativi e piani per arrivare a 42.000, il progetto rappresenta un passo importante per la connessione globale, ma con pesanti ricadute: gli astronomi, l’ambiente e persino il clima terrestre potrebbero subire conseguenze negative.
Come sottolinea l’astrofisica Patrizia Caraveo nel suo libro Ecologia spaziale, i rischi ambientali legati al crescente numero di satelliti sono evidenti. Si parte dall’inquinamento atmosferico per poi passare ai detriti spaziali e alle interferenze per le osservazioni astronomiche.
Ecologia spaziale @Hoepli_1870 – un estratto del nuovo libro su la Domenica del @sole24ore pic.twitter.com/dMmIYZFyEf
— Patrizia Caraveo (@CaraveoPatrizia) October 27, 2024
L’impatto delle mega-costellazioni sul cielo notturno
L’osservazione astronomica è tra le prime vittime della corsa allo spazio. I telescopi terrestri, come quelli dell’osservatorio del Paranal in Cile, stanno già subendo l’interferenza dei tanti satelliti che riflettono la luce solare e alterano le immagini del cielo notturno. “La mia anima di astronoma si ribella”, ha detto Caraveo. Oltre alla luce riflessa, anche le emissioni elettromagnetiche interferiscono con le osservazioni radioastronomiche, rendendo difficili studi fondamentali sull’Universo. Nonostante gli sforzi dell’Unione Astronomica Internazionale (IAU) per mitigare questi effetti, la cooperazione delle aziende spaziali è ancora insufficiente a proteggere il cielo notturno.
Traffico spaziale e sindrome di Kessler
L’aumento dei satelliti rende sempre più complicata la gestione del traffico spaziale. Ogni collisione tra satelliti genera detriti che, a loro volta, aumentano il rischio di ulteriori impatti, in un effetto a catena noto come “sindrome di Kessler”. Attualmente, si stima che ci siano circa 29.000 oggetti in orbita, tra satelliti attivi, non funzionanti e altri detriti.
Questa situazione rappresenta una minaccia per le operazioni spaziali, ma anche per la sicurezza delle persone sulla Terra, a causa della possibile caduta di frammenti. La frequenza dei lanci, stimata in 10.000 satelliti all’anno entro il 2030, aggraverà ulteriormente il problema.
Effetti ambientali: dall’atmosfera al clima
Un aspetto spesso ignorato della proliferazione dei satelliti è il loro impatto sull’atmosfera terrestre. Durante il rientro i satelliti bruciano, rilasciando alluminio e altre sostanze chimiche che alterano la composizione dell’alta atmosfera. Questo fenomeno potrebbe influire negativamente sul clima, compromettendo la funzione protettiva della stratosfera e dello strato di ozono.
Come osserva Caraveo, il Protocollo di Montreal non include le emissioni dei razzi o dei satelliti, poiché quando venne approvato, nel 1987, il numero di lanci spaziali era molto più basso. Con il previsto aumento dei satelliti è urgente valutare scientificamente l’impatto di queste attività.
L’urgenza di una governance sostenibile
La situazione attuale richiede una regolamentazione internazionale. Iniziative come lo Space Sustainability Rating (SSR), promosso dal World Economic Forum e dall’Agenzia Spaziale Europea, rappresentano un primo passo. Tuttavia, senza regole vincolanti, le aziende commerciali continueranno a privilegiare i profitti, ignorando i costi ambientali.
“Quando un uomo solo può decidere di chiudere l’accesso a Starlink per un cliente o un paese, è il caso di porsi qualche domanda”, ha commentato Caraveo, riferendosi al potere monopolistico di Elon Musk nel settore spaziale. La politica deve intervenire per garantire una gestione equa e sicura delle risorse spaziali.
Un richiamo alla responsabilità
Già nel 1999, il poeta Andrea Zanzotto criticava la dipendenza umana dalla tecnologia, mettendo in guardia contro i rischi di una perdita di senso critico. Oggi, il suo monito risuona più attuale che mai. La crescente dipendenza dalle costellazioni satellitari offre straordinarie opportunità, ma impone anche una riflessione sulle conseguenze a lungo termine.
Preservare il cielo e garantire la sostenibilità dello spazio non è solo una questione di innovazione tecnologica, ma un imperativo etico e ambientale. Come conclude Caraveo, “occorre applicare allo spazio le lezioni che abbiamo imparato sulla Terra”.