Compreso come la proteina PINK1 si lega alla membrana mitocondriale e innesca la cascata di segnali necessari per l’eliminazione dei mitocondri danneggiati
Un team di ricercatori del WEHI Parkinson’s Disease Research Centre ha compiuto un passo avanti fondamentale nella lotta contro il morbo di Parkinson. Gli scienziati hanno infatti individuato la struttura della proteina PINK1, direttamente coinvolta nella malattia, rivelando come si lega ai mitocondri danneggiati. Questa scoperta, pubblicata sulle pagine della rivista Science, potrebbe accelerare lo sviluppo di nuove terapie per rallentare o persino arrestare la progressione della malattia.
Cos’è la proteina PINK1 e perché è importante
Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa complessa, spesso associata ai tremori, ma in realtà comprende circa 40 sintomi, tra cui difficoltà cognitive, problemi di linguaggio e disturbi della termoregolazione. La proteina PINK1 gioca un ruolo chiave in questo processo, poiché è responsabile di individuare i mitocondri danneggiati nelle cellule e segnalarli per la rimozione. Quando questa proteina presenta mutazioni, il meccanismo di eliminazione delle cellule compromesse si blocca, portando all’accumulo di tossine e alla morte neuronale progressiva.
Un mistero durato vent’anni
Sebbene PINK1 sia stata identificata oltre 20 anni fa, fino ad oggi nessuno era riuscito a osservarne la struttura e il suo meccanismo di attivazione. Grazie a questa nuova scoperta, i ricercatori hanno determinato come PINK1 si lega alla membrana mitocondriale e innesca la cascata di segnali necessari per l’eliminazione dei mitocondri danneggiati. “È incredibile poter finalmente vedere PINK1 e capire come interagisce con i mitocondri”, ha dichiarato il professor David Komander, autore principale dello studio.

Come funziona PINK1 nel nostro corpo?
La ricerca ha dimostrato che PINK1 si attiva attraverso quattro fasi distinte. Prima identifica i mitocondri danneggiati, poi si ancora alla loro superficie. Successivamente attiva l’ubiquitina, una molecola segnale che richiama la proteina Parkin, la quale si occupa di eliminare i mitocondri compromessi. Secondo la dottoressa Sylvie Callegari, co-autrice dello studio, “Abbiamo visto per la prima volta come le mutazioni associate al Parkinson influenzano il comportamento della proteina PINK1”.
Nuove prospettive per la cura del Parkinson
Fino ad oggi, i ricercatori avevano ipotizzato che PINK1 potesse essere un bersaglio per nuove terapie farmacologiche, ma non era possibile sviluppare farmaci senza conoscere la sua esatta struttura. Ora, con questi nuovi dati, diventa più concreta la possibilità di individuare molecole capaci di attivare correttamente PINK1, rallentando o bloccando il progresso della malattia nei pazienti con una mutazione del gene corrispondente.
Il legame tra PINK1 e la morte neuronale
Uno degli aspetti più critici del morbo di Parkinson è la perdita progressiva di cellule cerebrali. Ogni minuto, circa 50 milioni di cellule vengono sostituite nel corpo umano, ma i neuroni non si rigenerano con la stessa facilità. Quando i mitocondri difettosi smettono di produrre energia e rilasciano tossine, i neuroni non riescono a difendersi e vanno incontro a un deterioramento irreversibile. Questo fenomeno è particolarmente marcato nelle persone con mutazioni di PINK1, che bloccano il processo di mitofagia, ovvero la rimozione delle cellule danneggiate.
I prossimi passi
Lo studio rappresenta un traguardo fondamentale nella comprensione del morbo di Parkinson e del suo meccanismo molecolare. La scoperta della struttura di PINK1 potrebbe facilitare lo sviluppo di trattamenti innovativi e offrire nuove speranze ai pazienti. I ricercatori ora si concentreranno sull’identificazione di farmaci in grado di stimolare l’attività della proteina, cercando una cura efficace per rallentare la progressione della malattia.