Il mondo segreto dei ricci: le scoperte sul loro comportamento

Uno studio svela abitudini inaspettate di questi piccoli mammiferi notturni

Negli ultimi anni, la popolazione dei ricci europei è drasticamente diminuita, tanto che nel 2021 sono stati classificati come specie minacciata in Norvegia e in diversi Paesi europei. Un recente studio condotto dall’Università di Agder (UiA) ha analizzato il comportamento dei ricci urbani a Kristiansand, rivelando dettagli sorprendenti sulle loro abitudini. Contrariamente a quanto si credeva, questi animali preferiscono nidificare nei giardini piuttosto che nelle foreste. Tuttavia, quando arriva l’inverno, scelgono rifugi più sicuri sotto le radici di grandi alberi, proteggendosi dal freddo e dai predatori.

Le altre notizie del canale AMBIENTE

I ricci sono solitari: il falso mito degli animali sociali

Molti pensano che i ricci vivano in gruppo, ma la realtà è diversa. “Abbiamo monitorato nove ricci, ma ognuno di loro ha un proprio rifugio. Non formano gruppi sociali”, spiega la zoologa Beate Strøm Johansen, a capo dello studio. L’idea che i mammiferi siano prevalentemente animali sociali è influenzata dalla popolarità di lupi e leoni nei documentari. In realtà, molte specie, inclusi i mustelidi e i ricci, conducono una vita indipendente. Si incontrano solo per accoppiarsi o, nel caso delle femmine, per accudire i piccoli nelle prime settimane di vita.

Uno studio sul campo per svelare i segreti dei ricci

La ricerca ha coinvolto un monitoraggio costante, sia di giorno che di notte. Gli studenti universitari hanno seguito nove ricci da agosto a novembre, prima che entrassero in letargo. Per tracciare i loro movimenti, sei esemplari sono stati dotati di radiotrasmettitori, permettendo ai ricercatori di raccogliere dati precisi. Lo studio ha dimostrato che i ricci sanno adattarsi agli ambienti urbani, trovando rifugi sicuri vicino alle abitazioni umane e sfruttando i giardini come fonti di cibo.

Cosa mangiano i ricci? Una dieta più varia di quanto si pensi

I ricci sono animali notturni, attivi principalmente tra le 23:00 e le 5:00 del mattino. Si nutrono di lombrichi, millepiedi, coleotteri, lumache e larve, ma anche di uova, bacche e piccoli vertebrati morti. Nonostante questa dieta variegata, non possono digerire tutto. “Se trovano latte, lo bevono, ma questo provoca loro una grave diarrea”, avverte la zoologa. Per questo motivo, chi vuole aiutare i ricci dovrebbe lasciare acqua fresca piuttosto che latte.

Come aiutare i ricci: acqua e crocchette, niente latte

Lasciare una ciotola d’acqua nei giardini può fare la differenza per i ricci e per molti altri animali. Nei periodi di siccità, anche tassi, scoiattoli e uccelli possono avere difficoltà a trovare fonti d’acqua. Se si vuole offrire un aiuto in più, si possono lasciare crocchette per gatti o cani, un alimento molto apprezzato sia dai ricci che dai tassi.

Il ritorno al nido all’alba

Dopo una notte passata a cacciare insetti e piccoli animali, i ricci rientrano nei loro nidi prima dell’alba. La maggior parte si ritira verso le 3:00 del mattino, ma alcuni restano attivi fino alle 5:00 o 6:00. Durante la stagione degli amori, il loro comportamento cambia: possono rimanere fuori più a lungo alla ricerca di un partner. “Si accoppiano in primavera e possono avere fino a 11 piccoli, anche se la media è tra quattro e cinque”, spiega Johansen.

I ricci hanno più rifugi, ma non li condividono

I ricci utilizzano diversi nidi, scegliendo quello più adatto alle condizioni climatiche e di sicurezza. Esistono tre tipi principali di rifugi:

  • Nidi estivi, più semplici, usati per riposare nei mesi caldi.
  • Nidi per la cucciolata, più protetti, dove le madri allevano i piccoli.
  • Nidi invernali, costruiti appositamente per il letargo.

Durante lo studio, sei ricci monitorati hanno utilizzato 28 rifugi diversi. I maschi cambiavano tana più spesso rispetto alle femmine, probabilmente per cercare luoghi più sicuri o vicini a fonti di cibo.

Perché i ricci evitano di condividere i nidi?

A differenza di altri animali, i ricci non condividono mai il proprio rifugio. Gli scienziati ritengono che ciò sia dovuto alla loro alta carica parassitaria. “I ricci sono veri e propri ecosistemi in movimento. Possono trasmettere funghi come la tigna, che è contagiosa per l’uomo. Inoltre, spesso soffrono di infezioni respiratorie causate da vermi polmonari”, spiega Johansen.

I predatori naturali dei ricci: chi li caccia?

Nonostante gli aculei, i ricci sono vulnerabili a diversi predatori naturali. Se attaccati da una volpe o un gatto, si chiudono a palla, ma questo non sempre li salva. “Il tasso, ad esempio, fa rotolare il riccio fino a scoprire la pancia, poi lo afferra e lo divora. La volpe, invece, aspetta pazientemente che il riccio si senta al sicuro e riapra la sfera, per poi attaccarlo”, racconta la zoologa.

Il letargo: un sonno che dipende dalla neve

A differenza di orsi e tassi, che trascorrono l’inverno in un sonno leggero, i ricci entrano in un vero e proprio letargo profondo. Per loro, la neve è fondamentale, poiché fornisce un isolamento naturale dal freddo. Il problema maggiore si verifica in caso di gelo senza neve, che può risultare letale.

Ogni 11 giorni circa, i ricci si svegliano per controllare l’integrità del loro rifugio. “Una teoria suggerisce che lo facciano per entrare nella fase di sonno REM, essenziale per la salute cerebrale”, spiega Johansen.

Dove costruiscono il loro rifugio invernale?

I ricci selezionano attentamente la posizione del loro nido per il letargo. Lo studio ha rivelato che preferiscono costruire i loro rifugi sotto le radici di grandi alberi, come querce e pini, scegliendo zone ricoperte da fitta vegetazione. Utilizzano muschi, foglie e steli d’erba per isolare il rifugio, proteggendosi dal freddo e dai predatori.

Fonte:

Correlati