Una ricerca ha permesso di svelare la drammatica realtà. Nell’abisso Calipso, il punto più profondo del Mare Nostrum oltre 26.000 rifiuti per km quadrato
Mentre in superficie il mare appare cristallino, nelle sue profondità si cela una discarica sommersa. Un nuovo studio pubblicato su Marine Pollution Bulletin ha rivelato che l’abisso Calipso, situato nel Mar Ionio sud-orientale, è tra i luoghi più inquinati del Mediterraneo e, probabilmente, dell’intero pianeta.
I ricercatori hanno individuato un’allarmante densità di rifiuti: circa 26.715 detriti per chilometro quadrato. Questa cifra lo colloca tra i fondali più contaminati, dimostrando come l’inquinamento da plastica stia raggiungendo anche le zone più remote della Terra.
Plastica ovunque: l’88% dei rifiuti è sintetico
Per esplorare questa regione, gli scienziati hanno utilizzato un sommergibile dotato di sistemi di ripresa ad alta definizione. Le immagini raccolte hanno rivelato un dato sconcertante: l’88% dei rifiuti individuati è composto da plastica.
“Abbiamo osservato un’enorme quantità di rifiuti sottomarini, con la plastica che rappresenta la maggior parte del problema”, spiegano gli autori dello studio.
Sacchetti, buste e bicchieri di plastica costituiscono la parte predominante dei materiali trovati. A questi si aggiungono in quantità minore vetro, metallo e carta, confermando che i rifiuti marini derivano da diverse fonti e si accumulano nelle profondità grazie al trasporto delle correnti.

Da dove provengono questi rifiuti?
Lo studio indica che i detriti trovati nell’abisso Calipso hanno origini diverse. Gran parte proviene da rifiuti galleggianti che, trasportati dalle correnti marine, finiscono per depositarsi nelle aree più profonde del Mediterraneo.
Un’altra fonte significativa è rappresentata dagli scarichi diretti delle navi, che contribuiscono a questo accumulo di rifiuti. Il fenomeno è aggravato dall’assenza di controlli efficaci e da pratiche di smaltimento scorrette, che rendono il Mediterraneo una delle aree più vulnerabili all’inquinamento marino.
L’ allarme: il mare è in pericolo
I ricercatori evidenziano che questi dati dovrebbero spingere a una riflessione più ampia sulla gestione dei rifiuti e sull’impatto delle attività umane sugli oceani. L’inquinamento non è più limitato alle coste o alle acque superficiali, ma si estende fino agli abissi più remoti.
“Questa situazione è un campanello d’allarme che richiede azioni concrete per ridurre l’inquinamento e migliorare le politiche di gestione dei rifiuti”, sottolineano gli esperti.
Senza interventi mirati, il rischio è che il Mediterraneo diventi una discarica sottomarina permanente, con conseguenze irreversibili sulla fauna e sugli equilibri dell’ecosistema marino.
Il Mediterraneo ha bisogno di protezione
Affrontare il problema dell’inquinamento marino richiede uno sforzo coordinato tra governi, istituzioni e cittadini. Strategie efficaci devono includere una riduzione dell’uso della plastica, politiche di smaltimento più rigorose e un maggiore controllo sulle attività marittime.
La scoperta di enormi quantità di plastica nell’abisso Calipso dimostra che l’impatto umano non conosce limiti, raggiungendo anche le zone più inaccessibili del pianeta. Il futuro degli oceani dipende dalle scelte che verranno fatte oggi.