Pfas, in Italia il 79% dell’acqua potabile è contaminata

Un’indagine Greenpeace rivela dati allarmanti: solo il 21% dell’acqua potabile è privo di inquinanti eterni. Ecco i dettagli della mappatura nazionale

Un’indagine condotta da Greenpeace ha rivelato che il 79% dell’acqua potabile in Italia è contaminato da PFAS, noti anche come “inquinanti eterni“. Si tratta di sostanze pericolose legate a malattie come tumori e interferenze con il sistema endocrino. La mappatura, chiamata “Acque senza Veleni,” è la prima analisi completa dello stato delle reti idriche italiane, che ha monitorato 58 sostanze chimiche nocive in tutte le regioni. I risultati sono preoccupanti: su 260 campioni analizzati, solo il 21% è risultato privo di PFAS, mentre il resto contiene almeno una delle sostanze in questione.

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Dal 2026 nuove regole sui PFAS: l’Italia è pronta?

Dal 2026 entrerà in vigore una nuova normativa UE che impone il monitoraggio di 24 sostanze PFAS. Tuttavia, l’indagine Greenpeace ha già evidenziato che in Italia l’inquinamento da PFAS è diffuso su scala nazionale. Alcune molecole, come l’Acido Trifluoroacetico (TFA), non sono nemmeno monitorate, nonostante la loro pericolosità e l’impossibilità di essere rimosse con i metodi di potabilizzazione tradizionali. Greenpeace avverte: il 41% dei campioni analizzati supera i limiti vigenti in Danimarca, mentre il 22% oltrepassa le soglie stabilite negli Stati Uniti.

Le regioni e le città più contaminate d’Italia

Le regioni con il maggior numero di campioni contaminati includono Liguria, Trentino Alto Adige, Veneto ed Emilia Romagna, dove quasi tutti i campioni analizzati mostrano tracce di PFAS. Tra le città, Arezzo registra concentrazioni che superano di gran lunga i limiti UE di 100 ng/L, seguita da Milano e Perugia. Greenpeace sottolinea che in molte aree italiane viene erogata acqua potabile che non sarebbe considerata sicura in altre nazioni europee.

L’appello di Greenpeace per un’acqua senza veleni

Greenpeace ha lanciato un appello alle autorità italiane per adottare misure immediate che limitino l’uso dei PFAS e migliorino i sistemi di monitoraggio e potabilizzazione dell’acqua. “In molte aree del Paese si eroga acqua che in altri Paesi sarebbe considerata non sicura”, afferma l’organizzazione. Per affrontare questa crisi, sarà fondamentale collaborare con enti locali e internazionali, garantendo che le norme UE del 2026 vengano applicate in modo rigoroso.

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