La PETA a Donatella Versace: “Indossare la lana è crudele quanto usare la pelliccia”

L’associazione animalista esorta la stilista a dire no anche alla lana, denunciando pratiche violente e impatti ambientali gravi

In vista della giuria dell’International Woolmark Prize 2025, che si terrà a Milano, l’organizzazione animalista PETA ha inviato una lettera aperta a Donatella Versace, chiedendole di prendere le distanze non solo dalle pellicce – già bandite dalla maison nel 2018 – ma anche dalla lana di origine animale. L’associazione sostiene infatti che la produzione di lana comporti sofferenze simili a quelle causate dalla pelliccia, e invita la stilista a schierarsi apertamente contro questa industria.

“Nel 2018 Donatella Versace aveva dichiarato di voler smettere di usare pellicce per non contribuire alla sofferenza degli animali”, ricorda l’associazione. Ma per PETA, questa scelta etica non è sufficiente: la lana continua a essere fonte di dolore per gli animali e, secondo loro, è giunto il momento di estendere la posizione cruelty-free anche a questo materiale.

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La tosatura non è sempre un’operazione indolore

Secondo quanto dichiarato da Yvonne Taylor, Vicepresidente dei Progetti Aziendali di PETA, “le indagini condotte a livello globale hanno rivelato che la lana può essere altrettanto crudele quanto la pelliccia”. L’associazione ha documentato in più occasioni i maltrattamenti subiti dalle pecore negli allevamenti: animali isolati, feriti, sottoposti a procedure dolorose come la castrazione e il taglio della coda senza anestesia.

In molti casi, i lavoratori impiegati nella tosatura sarebbero pagati a cottimo, ovvero in base alla quantità di lana prodotta. Questo sistema incentiverebbe pratiche brutali: colpi, pugni, lacerazioni, inflitte alle pecore con l’unico obiettivo di risparmiare tempo. Le ferite, spesso gravi, “vengono trattate senza l’uso di antidolorifici”, denuncia PETA, che accusa il settore di operare senza adeguati standard di benessere animale.

La lettera integrale

Anche l’ambiente paga il prezzo della lana

Non è solo un problema etico. L’organizzazione animalista sottolinea anche l’impatto ambientale dell’industria della lana. Le pecore, infatti, sono tra i principali produttori di metano, uno dei gas serra più potenti, responsabile dell’accelerazione del riscaldamento globale.

A questo si aggiungono altri effetti collaterali: l’erosione del suolo, l’inquinamento da rifiuti fecali e la desertificazione di interi ecosistemi. PETA evidenzia come il settore sia ben lontano dall’essere sostenibile, sia per gli animali che per il pianeta.

PETA chiede a Versace una moda davvero cruelty-free

L’associazione fa dunque appello alla responsabilità di Donatella Versace, oggi tra le figure più influenti della moda internazionale, perché diventi ambasciatrice di un nuovo modo di creare: privo di sofferenza animale e rispettoso dell’ambiente. “Con il suo esempio potrebbe ispirare altri designer a scegliere materiali cruelty-free”, scrive PETA.

Le alternative alla lana oggi esistono: fibre vegetali, tessuti innovativi, soluzioni etiche e sostenibili che potrebbero sostituire i materiali tradizionali. “Versace ha già dimostrato di saper fare scelte coraggiose nel passato. Ora ha l’occasione di fare un altro passo avanti”, conclude l’organizzazione.

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