Una donna in Cina ha sviluppato gravi lesioni cerebrali. La scoperta dei medici
Mangiare pesci, molluschi o crostacei crudi non è mai sicuro. Ne è prova inconfutabile il caso clinico, certamente insolito e raro, che ha lasciato perplessi i medici in Cina. Una donna di 60 anni, precedentemente in buone condizioni di salute, ha sviluppato febbre e alterazioni dello stato mentale. Tale condizione, inizialmente sottovalutata, si8 è aggravata con il passare delle ore. Dopo tre giorni la donna è stata accompagnata in ospedale. Al suo arrivo, la paziente non era più in grado di comunicare in modo normale. Gli esami a cui è stata sottoposta suggerivano un’infezione batterica, ma la situazione si è rivelata ben più complessa. La risonanza magnetica ha mostrato lesioni nella sostanza bianca cerebrale, portando i medici a eseguire ulteriori test per scoprire la causa esatta della condizione.
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L’errore diagnostico iniziale
All’inizio, i medici hanno sospettato che la donna avesse un’infezione batterica. I risultati della risonanza magnetica FLAIR, una tecnica utile per individuare lesioni cerebrali, hanno evidenziato macchie bianche attorno ai ventricoli laterali del cervello. Dopo un prelievo del liquido cerebrospinale e diversi test diagnostici, i medici hanno somministrato un antibiotico e un antipiretico per contrastare la presunta infezione. Tuttavia, dopo due settimane di trattamento, le condizioni della donna non sono migliorate e le lesioni cerebrali erano persino peggiorate.
L’indagine e la scoperta dei parassiti
Di fronte alla mancanza di miglioramenti, i medici hanno deciso di eseguire ulteriori test. Le analisi del sangue hanno rivelato un livello elevato di eosinofili, un segnale che spesso indica infezioni parassitarie. Il sospetto è stato confermato dall’analisi genetica del liquido cerebrospinale, che ha rilevato la presenza di Angiostrongylus cantonensis, meglio noto come rat lungworm. Questo parassita, comune in Asia, Cina e Hawaii, è in grado di infettare il cervello umano causando encefalopatia e sintomi neurologici.

Il ciclo del parassita: dai ratti agli esseri umani
L’Angiostrongylus cantonensis è un verme parassita che predilige solitamente colpire i ratti, ma può infettare accidentalmente anche gli esseri umani. Il suo ciclo vitale inizia nelle feci dei roditori, che rilasciano larve di primo stadio nell’ambiente. Queste vengono ingerite da lumache e chiocciole, dove si sviluppano fino a diventare larve di terzo stadio (L3). I ratti si infettano mangiando molluschi contaminati, permettendo al parassita di completare il suo ciclo. Nel cervello del ratto, il verme si sviluppa ulteriormente prima di spostarsi nei polmoni, dove diventa adulto e depone le uova, chiudendo il ciclo biologico.
Come può infettare gli esseri umani?
Gli esseri umani sono ospiti accidentali del rat lungworm, ma possono comunque infettarsi in diversi modi. L’ingestione di lumache o chiocciole infette, anche in piccole tracce su verdure crude, è una delle principali cause. Altri veicoli di trasmissione includono gamberi d’acqua dolce, rane, granchi di terra e gamberetti di fiume crudi o poco cotti, che possono contenere larve infettive. Anche il contatto con la bava delle lumache su alimenti non lavati può rappresentare un rischio, anche se la quantità necessaria per causare un’infezione non è ancora stata chiaramente definita.
Danni cerebrali e sintomi neurologici
Dopo essere entrate nell’organismo, le larve di terzo stadio penetrano i tessuti e migrano verso il cervello, causando sintomi neurologici progressivi. Il loro viaggio può avvenire attraverso il sistema circolatorio o lungo i nervi, provocando sensazioni di bruciore, formicolio o dolore. Una volta raggiunto il cervello, il parassita può scatenare encefalopatia, crisi epilettiche, neuropatie craniche e problemi visivi. Normalmente, il verme dovrebbe maturare fino allo stadio adulto, ma nel cervello umano rimane bloccato e muore, causando infiammazioni e danni ai tessuti cerebrali.
Il caso della donna cinese
Dopo aver scoperto l’infezione, i medici hanno chiesto alla paziente cosa avesse mangiato prima dell’insorgenza dei sintomi. È emerso che aveva consumato una grande quantità di gamberi crudi la sera prima di ammalarsi. In seguito, la FLAIR MRI ha mostrato che le lesioni cerebrali erano peggiorate rapidamente nei tre giorni successivi all’infezione e nelle due settimane in cui era stata trattata erroneamente con antibiotici. Secondo i medici, il danno alla sostanza bianca cerebrale potrebbe essere stato causato dalla penetrazione diretta delle larve nei tessuti cerebrali o da un’infiammazione dei piccoli vasi sanguigni.
Trattamento e recupero
Non esiste un protocollo standard per il trattamento di questa infezione. Nel caso della donna cinese, i medici hanno deciso di somministrare albendazolo, un farmaco antiparassitario comunemente utilizzato per il rat lungworm. Dopo due settimane di trattamento, la paziente ha mostrato miglioramenti significativi ed è tornata a comunicare. Dopo quattro mesi, una nuova risonanza ha rivelato una notevole riduzione delle lesioni cerebrali, anche se non è chiaro se abbia recuperato completamente.
Cervello e parassiti: quali rischi reali?
I casi di infezione da Angiostrongylus cantonensis sono rari, ma rappresentano un rischio reale in alcune parti del mondo. La diffusione del parassita negli Stati Uniti sudorientali ha sollevato preoccupazioni, così come il crescente numero di segnalazioni in altre regioni. La possibilità che questi parassiti possano penetrare direttamente nel cervello e causare danni irreversibili evidenzia l’importanza della prevenzione. Lavare accuratamente frutta e verdura, evitare il consumo di molluschi e crostacei crudi e seguire norme igieniche rigorose sono azioni essenziali per ridurre il rischio di infezione.
Il rischio di infezione in Italia
Attualmente, Angiostrongylus cantonensis non è considerato endemico in Italia, ma il rischio di infezione non può essere escluso. Il parassita si trasmette principalmente attraverso il consumo di lumache, crostacei d’acqua dolce e verdure contaminate, spesso importati da paesi in cui il rat lungworm è diffuso, come Cina, Sud-Est asiatico e alcune zone degli Stati Uniti. Il crescente commercio di alimenti esotici, unito all’aumento delle temperature globali, potrebbe favorire la sua diffusione anche in Europa. Alcuni studi hanno già segnalato la presenza del parassita in Francia e Spagna, suggerendo una possibile espansione nei paesi vicini.
In Italia, il consumo di pesce crudo, frutti di mare e piatti di origine asiatica potrebbe rappresentare un fattore di rischio se gli ingredienti non vengono conservati o trattati correttamente. Ristoranti cinesi e giapponesi che servono sashimi, sushi o gamberi d’acqua dolce marinati potrebbero involontariamente esporre i clienti a infezioni, se utilizzano prodotti importati da zone a rischio senza adeguati controlli sanitari. Anche il consumo di verdure crude non lavate, come lattuga e spinaci, potrebbe rappresentare un pericolo, specialmente se contaminati da tracce di muco di lumaca, che può contenere le larve infettive.
Sebbene il rischio in Italia sia attualmente basso, la vigilanza è fondamentale. Prestare attenzione alla qualità degli alimenti e alla loro provenienza, lavare accuratamente frutta e verdura, e preferire il consumo di pesce e crostacei ben cotti sono misure essenziali per prevenire eventuali infezioni.