Scoperto in Sud America un coronavirus simile al MERS

Il nuovo coronavirus identificato nei pipistrelli in Brasile. Mostra somiglianze genetiche con il virus MERS

Un team di ricercatori brasiliani, in collaborazione con l’Università di Hong Kong (HKU), ha identificato un nuovo coronavirus nei pipistrelli, il primo in Sud America ad avere una stretta somiglianza genetica con il MERS-CoV, il virus responsabile della Sindrome Respiratoria Mediorientale. Lo studio, pubblicato sul Journal of Medical Virology, solleva interrogativi sulla possibilità che questo virus possa infettare anche gli esseri umani. Gli scienziati stanno ora programmando test di laboratorio per verificarne il potenziale impatto.

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L’analisi dei campioni di pipistrello

I ricercatori hanno individuato sette varianti di coronavirus analizzando 16 campioni biologici prelevati da pipistrelli nella regione di Ceará, in Brasile. Tra questi, cinque esemplari di due specie differenti – Molossus molossus (insettivoro) e Artibeus lituratus (frugivoro) – hanno mostrato la presenza del nuovo virus. Secondo gli esperti, i pipistrelli sono importanti serbatoi virali, motivo per cui è essenziale un monitoraggio epidemiologico costante per individuare potenziali minacce per altri animali e per l’uomo.

Il legame con il virus MERS

Il MERS-CoV è stato identificato per la prima volta in Arabia Saudita nel 2012 e da allora ha causato 858 decessi in 27 Paesi. Il nuovo coronavirus scoperto in Brasile presenta una similarità genetica del 71,9% con il MERS-CoV, mentre il gene che codifica per la proteina spike—fondamentale per l’infezione delle cellule ospiti—mostra un 71,74% di somiglianza con quella del virus isolato da pazienti umani in Arabia Saudita nel 2015. Tuttavia, al momento, non è chiaro se questa nuova variante possa infettare gli esseri umani.

Test per valutare il rischio di trasmissione

Per determinare la capacità del virus di infettare le cellule umane, saranno necessari test in laboratori ad alta biosicurezza. Questi esperimenti, previsti per il 2025 presso l’Università di Hong Kong, analizzeranno come la proteina spike interagisce con i recettori cellulari umani. Secondo Bruna Stefanie Silvério, prima autrice dello studio, “Abbiamo identificato frammenti della proteina spike che suggeriscono un’interazione con il recettore del MERS-CoV, ma servono ulteriori test per confermare questa ipotesi”.

Precedenti scoperte sui pipistrelli

Questo non è il primo caso in cui i ricercatori brasiliani identificano virus nei pipistrelli. In uno studio precedente, il team aveva trovato varianti del virus della rabbia simili a quelle presenti nei marmoset. Inoltre, in una pubblicazione precedente sul Journal of Medical Virology, il gruppo aveva segnalato la presenza di un gemykibivirus umano in un esemplare di Molossus molossus. Questo virus era già stato individuato in campioni di liquido cerebrospinale umano e in banche del sangue, suggerendo un possibile legame con infezioni umane.

La necessità di un monitoraggio sistematico

Secondo Ricardo Durães-Carvalho, autore principale dello studio e docente presso EPM-UNIFESP, “I nostri risultati evidenziano l’importanza di un’analisi sistematica dei virus emergenti. È essenziale creare piattaforme unificate per raccogliere e analizzare dati, al fine di prevenire future epidemie e pandemie”. La mancanza di sequenze virali nei database attuali ha reso difficile un’analisi approfondita di questi virus, ma il team spera che questa ricerca serva da base per studi futuri.

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