La domanda che aleggia da settimane è una sola: di chi è oggi il relitto? L’intervista di GreenReport.it all’ammiraglio Aurelio Caligiore
Sono trascorsi più di novanta giorni dall’incidente della nave Guang Rong, che la notte del 28 gennaio si è insabbiata perpendicolarmente al pontile di Marina di Massa, distruggendone parte. Il relitto, battente bandiera cipriota, si trova ancora lì, a pochi passi dalla costa, e l’estate si avvicina, con tutte le implicazioni del caso sul fronte ambientale, turistico e istituzionale. Come riporta GreenReport.it, il primo pericolo legato alla possibile dispersione in mare di sostanze inquinanti – 100 tonnellate di gasolio e oltre 6.000 litri di olio lubrificante – è stato scongiurato grazie all’intervento di due imprese specializzate, Fratelli Neri e Labromare, che hanno evitato un disastro ambientale e d’immagine per la città balneare.
Ma la nave è ancora lì. E la domanda che aleggia da settimane è una sola: di chi è oggi il relitto? Una questione non secondaria, che secondo l’ammiraglio Aurelio Caligiore, intervistato da GreenReport.it, potrebbe essere decisiva per sbloccare l’impasse istituzionale che impedisce la rimozione del relitto.
Chi deve intervenire per demolire e spostare il relitto?
Secondo quanto previsto dal Codice della navigazione, l’armatore può rinunciare alla proprietà della nave in seguito a un sinistro, attivando l’istituto giuridico chiamato abbandono della nave a favore delle assicurazioni. Ma finché non si chiarisce se questo sia avvenuto, resta oscuro a chi spetti di diritto l’intervento di rimozione: alle autorità pubbliche? Agli assicuratori? All’armatore?
A complicare la situazione, c’è l’assenza di un coordinamento centralizzato delle operazioni. L’esperienza della Costa Concordia dimostra quanto sia fondamentale avere una figura istituzionale forte, come fu il Capo della Protezione civile con il ruolo di commissario ad acta. In quel caso, il naufragio fu seguito passo passo da un’autorità pubblica in grado di coordinare, decidere e vigilare. A Marina di Massa, invece, una figura simile non è ancora stata nominata.
Nessun commissario come per la Concordia
La mancanza di una guida istituzionale è il punto più critico evidenziato da GreenReport.it. La demolizione di una nave incagliata non è solo un’operazione tecnica, ma una procedura complessa che richiede scelte operative, controllo sulla sicurezza e rispetto delle normative ambientali. Non basta un privato che decida come e quando intervenire: serve una cabina di regia, riconosciuta e operativa.
Nel caso Concordia, la decisione di nominare un commissario fu presa quasi subito. Stavolta no. E, come sottolinea il sito, “i risultati sono ben visibili nel lungomare di Marina di Massa”.
Il tempo stringe: estate alle porte e turisti in arrivo
Mentre la burocrazia resta ferma, la stagione balneare si avvicina. La presenza del relitto davanti al porto rischia di diventare un deterrente per il turismo, oltre che un fattore di rischio ambientale a lungo termine. Ogni giorno di ritardo è un colpo all’immagine di una località che vive in gran parte di accoglienza e balneazione estiva.
La comunità locale, le imprese turistiche e i cittadini attendono una risposta chiara e un piano concreto. Al momento, però, tutto resta fermo: la nave, la normativa, la politica.
Fonte:
Dopo tre mesi la nave naufragata a Marina di Massa è ancora lì – GreenReport.it