Idrocarburi su Marte, scoperte molecole organiche mai viste prima

Curiosity ha individuato idrocarburi a catena lunga in un’antica roccia: la chimica organica sul Pianeta Rosso è più complessa del previsto

Una scoperta inattesa, destinata a riscrivere quanto sappiamo della chimica marziana. Il rover Curiosity della NASA, attivo sul Pianeta Rosso dal 2012, ha rilevato nel cratere Gale le più grandi molecole organiche mai osservate su Marte: si tratta di decano, undecano e dodecano, composti formati rispettivamente da dieci, undici e dodici atomi di carbonio. L’annuncio arriva da uno studio guidato da Caroline Freissinet del CNRS francese, pubblicato sulla rivista PNAS.

I composti sono stati trovati in un campione di roccia denominato Cumberland, risalente a circa 3,7 miliardi di anni fa, raccolto da Curiosity nell’area di Yellowknife Bay, antica sede di un lago. A individuare queste molecole è stato SAM (Sample Analysis at Mars), il più grande laboratorio di analisi a bordo del rover. Il ritrovamento suggerisce che la chimica organica su Marte sia stata più articolata di quanto si ritenesse finora, aprendo interrogativi sul possibile passato biologico del pianeta.

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Una doppia casualità nella scoperta delle molecole

La rilevazione è avvenuta quasi per caso, due volte. La prima coincidenza riguarda la posizione: Curiosity ha cambiato rotta durante la sua missione iniziale, preferendo esplorare Yellowknife Bay invece di dirigersi subito verso la cima del Monte Sharp. L’area presentava caratteristiche geologiche modellate da acqua liquida, rendendola interessante per una possibile abitabilità passata.

La seconda casualità riguarda l’esperimento stesso. Gli scienziati stavano cercando amminoacidi, fondamentali per la vita, ma non ne hanno trovati. Dopo aver riscaldato due volte il campione, il forno di SAM ha invece rilasciato tracce chiare di idrocarburi lineari: decano, undecano e dodecano. Una scoperta non prevista, ma cruciale.

Dalle analisi ai test in laboratorio

Secondo i ricercatori, i composti rilevati potrebbero essere prodotti dalla degradazione termica di molecole più grandi, come gli acidi grassi. Per testare l’ipotesi, il team ha condotto esperimenti sulla Terra: ha riscaldato un’argilla simile a quella marziana in presenza di acido undecanoico, ottenendo la formazione di decano.

Hanno poi confrontato i risultati con studi già pubblicati, concludendo che l’acido dodecanoico avrebbe potuto generare l’undecano, e l’acido tridecanoico il dodecano. “Le molecole trovate sono compatibili con la presenza di acidi grassi a catena lunga su Marte,” scrivono i ricercatori.

Ma è una prova della vita su Marte? Non ancora

Nonostante l’entusiasmo, la scoperta non equivale alla conferma dell’esistenza di vita, né presente né passata. “Gli acidi grassi sono fondamentali per la vita sulla Terra,” spiegano gli scienziati, “ma possono anche formarsi attraverso processi non biologici, come l’interazione tra acqua e minerali in ambienti idrotermali.”

Tuttavia, la rilevazione di molecole così complesse rappresenta un salto qualitativo importante: dimostra che Marte ha ospitato una chimica organica avanzata, potenzialmente compatibile con l’emergere della vita.

Riportare i campioni marziani sulla Terra

Il campione Cumberland, oltre agli idrocarburi, contiene argille, zolfo, nitrati e tracce di metano: tutti elementi considerati favorevoli alla conservazione delle molecole organiche. La loro presenza suggerisce che strutture complesse possano sopravvivere per miliardi di anni, nonostante le radiazioni e l’ossidazione.

La sfida ora passa al rover Perseverance, che sta raccogliendo nuovi campioni marziani. L’obiettivo è riportarli sulla Terra, dove gli strumenti di laboratorio potranno finalmente offrire risposte definitive sulla possibilità di vita passata su Marte.

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