Riducono l’efficienza della fotosintesi nelle piante e nelle alghe, con possibili conseguenze sulla produzione alimentare globale
Nei prossimi decenni le microplastiche potrebbero mettere a rischio la produzione di cibo. Un recente studio condotto da un team di ricercatori dell’Università di Nanchino, e pubblicato sulle pagine della rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), ha rilevato che queste particelle riducono l’efficienza della fotosintesi nelle piante e nelle alghe, il processo che permette loro di trasformare l’energia solare in sostanze nutritive. Un inquinamento invisibile, che potrebbe minare la produzione globale di cibo, con un calo dei raccolti e a una minore disponibilità di pesce e frutti di mare.
Analizzando 3.286 dataset provenienti da studi precedenti, i ricercatori hanno osservato una riduzione dell’attività fotosintetica compresa tra il 7% e il 12%, che potrebbe tradursi in un calo dei raccolti agricoli fino al 14%. Se confermate su larga scala, queste evidenze potrebbero avere un impatto significativo sulla sicurezza alimentare mondiale, mettendo a rischio l’approvvigionamento di cibo per milioni di persone, soprattutto nelle regioni più vulnerabili.
Microplastiche: onnipresenti e difficili da eliminare
Le materie plastiche sono prodotti estremamente versatili, ma la loro difficoltà di riciclo ne fa un problema ambientale. Si stima che solo nel 2025 verranno generate 360 milioni di tonnellate di rifiuti plastici solidi.
Una minaccia ancora più insidiosa è rappresentata dai miliardi di particelle microscopiche in cui si frammentano. Le microplastiche, che possono misurare meno di 5 mm, sono state ritrovate ovunque: dagli abissi marini agli organi umani. Alcune di esse sono così piccole (1 micron) che potrebbero penetrare all’interno delle cellule di piante e animali.
Ogni anno, circa 11 milioni di tonnellate di microplastiche finiscono negli oceani, corrispondenti a 51 trilioni di particelle disperse nelle acque di tutto il mondo. Per analizzare fenomeni così complessi, sempre più studiosi ricorrono all’intelligenza artificiale. Tuttavia, nonostante l’utilità di questi strumenti, il rischio di sovrastimare gli effetti delle microplastiche è elevato.
Quanto sono affidabili le previsioni sui raccolti?
Gli scienziati riconoscono che le proiezioni dello studio sono parziali e non tengono conto della grande varietà di microplastiche presenti nell’ambiente. Queste particelle differiscono per composizione chimica, dimensione e impatto biologico, rendendo difficile una valutazione univoca del loro effetto sulla crescita delle piante.
Alcune ricerche precedenti hanno dimostrato che le microplastiche più grandi si accumulano nel suolo, mentre quelle più piccole possono essere assorbite direttamente dalle cellule vegetali, danneggiando le strutture responsabili della fotosintesi.
Esperimenti condotti su alcune specie di alghe hanno mostrato una riduzione dell’attività fotosintetica e un aumento dello stress ossidativo, simile ai danni provocati dall’invecchiamento. Tuttavia, gli effetti possono variare in base alla specie, alla durata dell’esposizione e al tipo di plastica coinvolto.
Confrontare l’impatto delle microplastiche su piante molto diverse tra loro, come lattuga e meli, è quindi un’operazione complessa e ancora poco esplorata.
Un problema in crescita: cosa dicono gli esperti?
Il World Economic Forum ha classificato le microplastiche tra le dieci principali minacce ambientali e ha chiesto interventi urgenti per contrastarne la diffusione. Secondo le ultime stime, un essere umano potrebbe ingerire tra 78.000 e 211.000 particelle di microplastica all’anno, e questa cifra è destinata ad aumentare.
Nei prossimi 15 anni, si prevede che le emissioni di microplastiche più che raddoppieranno, raggiungendo le 40 milioni di tonnellate all’anno.
Nonostante la crescente preoccupazione della comunità scientifica e dell’opinione pubblica, molte istituzioni internazionali stanno riducendo i fondi per la ricerca ambientale e il monitoraggio delle microplastiche. Questo potrebbe rallentare la comprensione del problema e l’adozione di misure efficaci per ridurne l’impatto. Alcuni esperti avvertono che le microplastiche potrebbero avere effetti paragonabili a quelli del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità, minacciando la salute degli ecosistemi e la sicurezza alimentare a livello globale.