Lepodisiran, il farmaco che riduce del 94% il rischio cardiaco

Il nuovo medicinale abbassa drasticamente la lipoproteina(a), legata a infarti e ictus. Risultati promettenti senza effetti collaterali

Un nuovo studio presentato al congresso dell’American College of Cardiology e pubblicato sul New England Journal of Medicine ha rivelato risultati sorprendenti per il farmaco lepodisiran, sviluppato da Eli Lilly. Con una singola iniezione, il farmaco è stato in grado di abbassare del 94% i livelli di lipoproteina(a) (Lp(a)), una particella lipidico-proteica presente nel sangue e spesso trascurata nei controlli clinici. Gli effetti del trattamento si sono protratti per sei mesi, senza registrare effetti collaterali rilevanti. La scoperta potrebbe aprire la strada a nuove strategie preventive per infarti e ictus, condizioni che ancora oggi colpiscono milioni di persone in tutto il mondo.

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La lipoproteina(a): un nemico invisibile ma pericoloso

In pochi sanno cos’è la Lp(a), ma circa 1 americano su 5 (pari a 64 milioni di persone) presenta livelli elevati di questa particella, che può raddoppiare il rischio di eventi cardiovascolari. Il problema è che la maggior parte delle persone non sa nemmeno di averla alta, perché non viene comunemente testata.

“La prova di una riduzione profonda e duratura dei livelli di Lp(a) grazie a lepodisiran è entusiasmante”, ha dichiarato al New York Times David Maron, cardiologo preventivo della Stanford University, pur non coinvolto direttamente nello studio.

Secondo i ricercatori, tuttavia, sarà necessario attendere i risultati di studi clinici più ampi per confermare se l’abbattimento di Lp(a) si traduce anche in una diminuzione effettiva di infarti e ictus.

Il potenziale clinico e i limiti attuali dei test

Il trial su larga scala condotto da Eli Lilly sarà completato entro il 2029, ma un farmaco simile in sviluppo da Novartis potrebbe già fornire risultati nel corso del 2025. Intanto, il valore predittivo di Lp(a) viene sempre più riconosciuto dai cardiologi, che ne invocano il test anche per pazienti apparentemente sani.

“Se vedi un quarantenne con un infarto, devi controllare il livello di Lp(a)”, ha affermato Steven Nissen della Cleveland Clinic, che sta guidando il trial di Lilly.

Il test è coperto dalle assicurazioni negli Stati Uniti, ma solo l’1% della popolazione ne ha mai effettuato uno. E anche tra coloro che soffrono di patologie cardiache, appena il 3% ha ricevuto un controllo specifico.

Un cuore in pericolo anche senza fattori classici

È il caso di Monte Wooden, 71 anni: pressione normale, non fumatore, ma colpito da infarto nel 2006. Solo dopo l’evento acuto, gli fu scoperto un valore di Lp(a) superiore a 400, ben oltre il limite consigliato di 75. Grazie a un trattamento sperimentale, i sintomi sparirono. Ma al termine del trial, tornarono, costringendolo a un bypass quadruplo.

“È un caso aneddotico”, ha commentato Maron, “ma suggerisce fortemente che questi farmaci potrebbero davvero prevenire gli attacchi cardiaci.”

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