Indice
- 1 Tra le cause principali vi è l’agricoltura intensiva, ma ci sono altre concause come il clima e la trasformazione del territorio
- 2 Non solo pesticidi, ma anche clima e urbanizzazione
- 3 Minacce ignorate dalla letteratura scientifica
- 4 Attenzione eccessiva su api e farfalle, esclusi gli altri insetti
- 5 Serve un approccio sistemico alla conservazione degli insetti
Tra le cause principali vi è l’agricoltura intensiva, ma ci sono altre concause come il clima e la trasformazione del territorio
Il numero di insetti in tutto il mondo sta diminuendo a un ritmo allarmante, e gli scienziati da anni cercano di capirne le cause. Un nuovo studio coordinato dalla Binghamton University (State University of New York) ha rivelato che, pur essendo l’agricoltura intensiva uno dei principali fattori in gioco, il fenomeno è molto più complesso e interconnesso. La ricerca, pubblicata sulla rivista BioScience, ha raccolto e analizzato oltre 175 revisioni scientifiche, generando un’enorme rete di più di 3.000 collegamenti possibili tra cause dirette e indirette del declino degli insetti, includendo impatti come l’apicoltura e l’espansione urbana.
Il lavoro è nato dalla necessità di avere una visione d’insieme più chiara e ampia delle ipotesi elaborate negli ultimi anni. L’ecologo Christopher Halsch, primo autore dello studio, ha spiegato: “È davvero difficile parlare con tutti e sapere cosa pensano. Quindi, invece di mettere 600 persone nella stessa stanza, abbiamo deciso di leggere ogni articolo che fosse una review o una meta-analisi”. L’obiettivo era tracciare quelle che gli studiosi definiscono “catene causali”, ossia concatenazioni come “l’agricoltura porta all’inquinamento, che a sua volta riduce le popolazioni di insetti”.
Non solo pesticidi, ma anche clima e urbanizzazione
Dall’enorme rete costruita, l’intensificazione agricola è emersa come la causa più citata, spesso legata all’uso di insetticidi e alla trasformazione del territorio. Ma i ricercatori mettono in guardia dal pensare a un’unica causa. Il declino degli insetti è infatti il risultato di sistemi interdipendenti, in cui ogni fattore influenza e potenzia gli altri.
Ad esempio, il cambiamento climatico può causare eventi estremi come incendi o piogge torrenziali, che a loro volta aggravano altre minacce. Questo sistema a rete, fatto di interazioni complesse e spesso sinergiche, rende difficile individuare singoli responsabili. Molti fattori, inoltre, vengono sistematicamente trascurati, nonostante siano noti per rappresentare minacce alla biodiversità.
Minacce ignorate dalla letteratura scientifica
L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ha stilato un elenco dettagliato delle minacce alla biodiversità. Tuttavia, gran parte di queste non viene neanche menzionata nella letteratura scientifica più recente sul declino degli insetti. Lo ha sottolineato Eliza Grames, docente di Biologia e coautrice dello studio, affermando: “Nessuno degli articoli menzionava i disastri naturali”.
E non è tutto: “Nessun lavoro ha analizzato l’impatto delle attività umane dirette, come le guerre o le infrastrutture ferroviarie, che sappiamo essere pericolose per gli ecosistemi”. Questo dimostra una concentrazione eccessiva su pochi fattori “popolari”, a discapito di analisi più dettagliate e complete.
Attenzione eccessiva su api e farfalle, esclusi gli altri insetti
Un altro limite importante riguarda il bias di attenzione verso alcune specie più carismatiche, come api e farfalle. Questo focus ha orientato le ricerche e le politiche di conservazione verso una piccola parte della biodiversità.
“Poiché ci si è concentrati troppo su impollinatori come api e farfalle, è difficile individuare azioni di conservazione utili anche per altri insetti”, ha spiegato Grames. Halsch ha aggiunto: “Le api sono importanti per l’agricoltura e alle persone stanno a cuore. Perciò ricevono più finanziamenti, e così si crea un circolo vizioso: più le studiamo, più impariamo su di loro, ma meno sappiamo sugli altri insetti”.
Serve un approccio sistemico alla conservazione degli insetti
Secondo gli autori dello studio, la conservazione degli insetti richiede strategie integrate e meno settoriali, capaci di tenere conto delle interconnessioni tra fattori e specie. Concentrarsi su pochi stressori o su gruppi limitati di insetti potrebbe essere controproducente.
Come ha chiarito Halsch: “Uno dei messaggi principali del nostro studio è che azioni di conservazione troppo focalizzate su certi insetti o su certi fattori di rischio potrebbero avere effetti negativi su molti altri”. E conclude: “Se ci concentriamo troppo su api e farfalle, rischiamo di ignorare la gran parte delle altre specie, che sono la maggioranza”.
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