Impulsi elettrici a bassa intensità per stimolare il sistema immunitario contro il cancro

La tecnica, al momento sperimentale, non distrugge il tumore ma lo rende più vulnerabile al sistema immunitario

Gli impulsi elettrici ad alta intensità sono già utilizzati in medicina per distruggere selettivamente i tumori, risparmiando i tessuti sani. Ora un nuovo studio dimostra che impulsi a bassa intensità possono agire in modo diverso ma altrettanto promettente: non annientano direttamente le cellule tumorali, ma rimodellano il microambiente circostante, rendendole più vulnerabili all’attacco del sistema immunitario.

A rivelarlo è un team di ricercatori della Virginia Tech, attivi presso il Fralin Biomedical Research Institute, che ha osservato nei topi con tumore al seno un significativo aumento della densità dei vasi sanguigni già entro 24 ore dal trattamento e una crescita dei vasi linfatici a partire dal terzo giorno. “Questi cambiamenti potrebbero guidare le cellule immunitarie verso il tumore e migliorarne il riconoscimento da parte dell’organismo”, spiegano gli autori.

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H-FIRE: dall’ablazione alla modulazione dell’ambiente tumorale

La tecnica oggetto dello studio si basa su una versione a bassa intensità dell’H-FIRE (High-Frequency Irreversible Electroporation), un trattamento che solitamente utilizza impulsi elettrici per distruggere tumori solidi. In questa variante “sub-ablativa”, gli impulsi non eliminano il tumore immediatamente, ma alterano il contesto biologico in cui esso cresce.

I ricercatori hanno condotto l’esperimento su modelli murini di carcinoma mammario, osservando l’evoluzione dei vasi sanguigni e linfatici sia nel tumore che nei linfonodi circostanti. I risultati pubblicati sulla rivista Annals of Biomedical Engineering indicano che, a seguito del trattamento, il tessuto tumorale viene progressivamente reso più accessibile al sistema immunitario, aprendo alla possibilità di trattamenti combinati più efficaci.

Il ruolo del sistema linfatico e i segnali per le cellule immunitarie

Studi precedenti avevano già dimostrato che l’elettroporazione ad alta frequenza può stimolare la crescita vascolare e aumentare l’attività delle cellule immunitarie in zone del tumore non completamente distrutte. Tuttavia, non era ancora chiaro l’impatto di questa tecnica sul sistema linfatico, cruciale nella regolazione delle risposte immunitarie.

“Abbiamo osservato che dopo il trattamento, i vasi sanguigni e linfatici cambiano in modi che potrebbero aiutare il sistema immunitario a reagire in modo più efficace”, spiega Jennifer Munson, autrice corrispondente dello studio e direttrice del Fralin Biomedical Research Institute Cancer Research Center. “Un cambiamento chiave è l’aumento dei segnali chimici che potrebbero guidare le cellule immunitarie verso il tumore attraverso il sistema linfatico”.

Verso nuove strategie terapeutiche combinate

Lo studio rappresenta un passo importante nel comprendere come il microambiente tumorale possa essere manipolato per rendere il tumore più vulnerabile, non solo alla risposta naturale dell’organismo ma anche a terapie immunologiche già disponibili o in fase di sviluppo.

Secondo Munson, “le prossime ricerche cercheranno di capire meglio in che modo questi cambiamenti influenzino l’attività immunitaria e se combinarli con altri trattamenti possa migliorare l’efficacia complessiva contro il cancro”. La studiosa fa parte anche del Dipartimento di Ingegneria Biomedica e Meccanica della College of Engineering.

Fonte:

Transient Lymphatic Remodeling Follows Sub-Ablative High-Frequency Irreversible Electroporation Therapy in a 4T1 Murine Model – Annals of Biomedical Engineering

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