Il DNA svela il rischio di ictus e demenza

Telomeri più corti, cervello più fragile: la ricerca spiega il nesso con ictus, demenza e depressione tardiva. Ma c’è una soluzione

Il DNA custodisce un segreto che potrebbe cambiare la medicina: la lunghezza dei telomeri può svelare il rischio di ictus e demenza prima che si manifestino. Uno studio condotto su oltre 356.000 persone ha rivelato che i telomeri, le strutture che proteggono le estremità dei cromosomi, possono essere un indicatore chiave dell’invecchiamento cerebrale. Più sono corti, maggiore è il rischio di sviluppare malattie neurodegenerative, ma la buona notizia è che alcuni fattori dello stile di vita potrebbero influenzare questo processo.

Telomeri più corti, maggiore rischio per il cervello

La lunghezza dei telomeri nei globuli bianchi (leucociti) è considerata un indicatore dell’invecchiamento biologico. Con l’avanzare dell’età, queste strutture si accorciano naturalmente, compromettendo la protezione dei cromosomi e aumentando la vulnerabilità delle cellule a malattie degenerative. “Abbiamo scoperto che le persone con i telomeri più corti hanno un rischio maggiore di sviluppare ictus (+8%), demenza (+19%) e depressione tardiva (+14%)”, ha dichiarato la dottoressa Tamara N. Kimball, autrice principale dello studio. Complessivamente, chi presentava telomeri più corti aveva un 11% in più di probabilità di sviluppare almeno una di queste patologie rispetto a chi aveva telomeri più lunghi.

I telomeri non causano malattie cerebrali

Nonostante la chiara associazione tra telomeri corti e malattie cerebrali, lo studio non ha trovato prove di un rapporto di causa-effetto diretto. “I telomeri più corti potrebbero non essere la causa diretta di queste patologie, ma piuttosto un indicatore di processi biologici sottostanti, come l’accumulo di stress cellulare e danni al DNA”, ha spiegato Kimball. Per verificare il legame causale, i ricercatori hanno utilizzato un metodo statistico avanzato noto come Mendelian Randomization, che ha confermato che i telomeri sono più un marcatore di rischio che un fattore scatenante diretto.

Stile di vita e prevenzione: il cervello si può proteggere

La buona notizia è che uno stile di vita sano può attenuare gli effetti negativi dei telomeri più corti. Lo studio ha analizzato il Brain Care Score, un indice che valuta fattori modificabili come alimentazione, attività fisica, pressione sanguigna e interazioni sociali. I risultati hanno mostrato che:

  • Chi adottava abitudini sane non subiva un aumento del rischio di malattie cerebrali, anche se aveva telomeri corti
  • Al contrario, chi aveva uno stile di vita meno salutare e telomeri corti vedeva il rischio aumentare dell’11%

Non è mai troppo tardi per prendersi cura del proprio cervello”, ha affermato Kimball. La ricerca suggerisce quindi che, invece di puntare a trattamenti farmacologici per allungare i telomeri – un approccio ancora sperimentale e rischioso – sarebbe più efficace concentrarsi su strategie preventive basate su alimentazione equilibrata, attività fisica e gestione dello stress.

L’importanza di una visione olistica dell’invecchiamento

Il dottor Costantino Iadecola, esperto di neurologia alla Weill Cornell Medicine, ha sottolineato che diverse parti del corpo invecchiano a velocità diverse, ciascuna con un proprio “orologio biologico”. Questo studio dimostra che l’invecchiamento del sistema immunitario, riflesso dall’accorciamento dei telomeri nei leucociti, è fortemente correlato all’invecchiamento del cervello. Se ulteriori ricerche confermeranno questi risultati, la lunghezza dei telomeri potrebbe diventare un nuovo biomarcatore per identificare precocemente le persone a rischio e attuare strategie preventive mirate.

Il DNA non è un destino, ma una guida

Sebbene i telomeri corti possano segnalare un rischio maggiore, le scelte quotidiane possono fare la differenza. La scienza suggerisce che adottare uno stile di vita sano è una strategia efficace per proteggere il cervello, indipendentemente dai fattori genetici. Il futuro della medicina potrebbe quindi essere sempre più orientato alla prevenzione, personalizzando le cure in base ai segnali biologici unici di ogni individuo.

Fonte:

Correlati