Non soltanto le api, negli Usa in declino anche le farfalle

Su 114 specie monitorate, la maggior parte ha subito un calo significativo, mentre solo nove hanno mostrato una crescita: le cause

Le farfalle stanno affrontando un declino preoccupante negli Stati Uniti, con una riduzione del 22% dal 2000 a oggi. Questo è il risultato di uno studio pubblicato sulla rivista Science, che ha analizzato per la prima volta su scala nazionale l’abbondanza di questi insetti. La ricerca ha rivelato che, negli ultimi due decenni, il numero di farfalle negli Stati Uniti continentali è diminuito in media dell’1,3% all’anno. Su 114 specie monitorate, la maggior parte ha subito un calo significativo, mentre solo nove hanno mostrato una crescita.

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Uno studio su vasta scala

Gli scienziati hanno analizzato i dati raccolti da 35 programmi di monitoraggio, combinando quasi 77.000 osservazioni. Il risultato è stato un dataset di 12,6 milioni di farfalle conteggiate nel corso degli anni. Tra gli esempi più eclatanti, la popolazione di farfalle monarca, specie simbolo, ha toccato un minimo storico con meno di 10.000 esemplari, rispetto agli 1,2 milioni registrati nel 1997.

Un calo catastrofico nel tempo

David Wagner, entomologo dell’Università del Connecticut, ha definito questa situazione “catastrofica e sconfortante”. Ha sottolineato che un tasso di declino apparentemente piccolo, quando prolungato nel tempo, porta a conseguenze devastanti. “Se la tendenza continua, in 30-40 anni avremo perso la metà delle farfalle e di molti altri insetti sul continente“, ha dichiarato Wagner.

Specie a rischio e dati allarmanti

Gli Stati Uniti ospitano circa 650 specie di farfalle, ma 96 erano così rare da non comparire nemmeno nei dati dello studio. Altre 212 specie erano presenti in numeri troppo esigui per valutare una tendenza chiara. “Ciò che mi preoccupa di più è il destino delle specie che non abbiamo potuto analizzare, perché semplicemente sono troppo poche“, ha dichiarato l’entomologa Karen Oberhauser dell’Università del Wisconsin-Madison.

Alcune farfalle comuni, come la Vanessa atalanta (conosciuta per la sua abitudine di posarsi sulle persone), hanno registrato un calo del 44%. Ancora più drammatico il caso della Vanessa virginiensis, che ha visto la sua popolazione ridursi del 58%. Persino la farfalla cavolaia, una specie invasiva nota per la sua capacità di adattarsi a qualsiasi ambiente, è diminuita del 50%.

Un segnale per il futuro

Secondo Anurag Agrawal, esperto di farfalle della Cornell University, il declino di questi insetti è un segnale d’allarme per l’intero ecosistema e per l’uomo. “La scomparsa di farfalle, pappagalli o delfini non è solo una perdita per la biodiversità, ma è un indicatore della salute del nostro pianeta“, ha dichiarato. Le farfalle sono essenziali per l’equilibrio della natura, fungendo da impollinatori e rappresentando un anello chiave della catena alimentare.

Le regioni più colpite

Il calo più marcato si è verificato nel sud-ovest degli Stati Uniti, in stati come Arizona, Nuovo Messico, Texas e Oklahoma, dove il numero di farfalle è diminuito di oltre il 50% negli ultimi vent’anni. “Le aree più calde e aride sembrano essere le più colpite“, ha spiegato Collin Edwards, autore principale dello studio. Inoltre, le farfalle che vivono in ambienti caldi tendono a soffrire di più rispetto a quelle che abitano regioni più fresche.

Le cause del declino

Gli studiosi identificano tre fattori principali alla base di questa crisi: cambiamenti climatici, perdita di habitat e uso di insetticidi. “Tra questi, gli insetticidi sembrano essere la causa principale“, ha dichiarato Nick Haddad, entomologo della Michigan State University. Studi precedenti condotti nel Midwest degli Stati Uniti hanno dimostrato che l’uso intensivo di pesticidi ha avuto un impatto devastante sulla popolazione di insetti.

C’è ancora speranza?

Nonostante il quadro allarmante, gli esperti ritengono che sia ancora possibile invertire la tendenza. “Gli habitat possono essere ripristinati e le popolazioni di farfalle possono riprendersi“, ha affermato Haddad. Ha inoltre sottolineato che azioni locali, come piantare fiori autoctoni nei giardini o ridurre l’uso di pesticidi, possono fare una grande differenza. “Ogni piccola azione conta. Cambiare qualcosa nel proprio giardino, nel proprio quartiere o nella propria città può davvero migliorare la situazione per molte specie“, ha concluso.

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