La conservazione degli habitat naturali potrebbe non essere sufficiente a fermare il declino della biodiversità
Le foreste tropicali ospitano più del 60% delle specie conosciute sulla Terra, rendendole tra le aree più ricche di biodiversità al mondo. Tuttavia, sono anche tra gli ecosistemi più vulnerabili, minacciati dalla deforestazione e dall’espansione agricola. Per contrastare questa crisi, i governi e le organizzazioni internazionali hanno istituito aree protette per preservare le specie in pericolo.
Un nuovo studio pubblicato su PLOS Biology, però, mette in discussione l’efficacia di questa strategia. I risultati suggeriscono che la sola creazione di aree protette potrebbe non bastare a impedire il declino dei mammiferi tropicali, poiché la presenza e l’attività umana nelle aree circostanti influenzano significativamente la sopravvivenza di molte specie.
L’impatto della presenza umana sugli ecosistemi protetti
Lo studio è stato condotto da un team internazionale di ricercatori, tra cui la professoressa Lydia Beaudrot della Michigan State University, esperta in ecologia e conservazione dei mammiferi tropicali. I ricercatori hanno analizzato la distribuzione e la densità delle popolazioni di mammiferi in foreste tropicali situate in Sud America, Africa e Asia.
Utilizzando una rete di oltre 2.000 fototrappole distribuite in 37 siti differenti, hanno esaminato come la presenza umana nelle aree limitrofe alle zone protette influenzasse le comunità di mammiferi. I risultati hanno mostrato che la biodiversità diminuisce sensibilmente quando le aree protette sono circondate da insediamenti umani.
Secondo Beaudrot, l’effetto noto come “filtro di estinzione antropogenico” evidenzia che, anche in foreste ufficialmente protette, alcune specie non riescono a sopravvivere a causa della pressione umana esercitata nei territori circostanti.
Deforestazione e attività umane: minacce invisibili ma letali
I ricercatori hanno scoperto che l’attività umana nelle vicinanze delle foreste protette ha un impatto devastante sulla fauna selvatica. Non solo la deforestazione e l’espansione urbana riducono lo spazio vitale per molte specie, ma anche attività meno evidenti, come la caccia e la semplice presenza umana, alterano l’equilibrio naturale.
Secondo i dati raccolti, ogni 16 persone presenti in un’area di un chilometro quadrato vicino a una foresta protetta, il numero di specie di mammiferi può ridursi dell’1%. Inoltre, l’effetto “bordo” – ossia l’interazione tra l’ambiente naturale e le aree urbanizzate – fa sì che il 70% delle foreste tropicali sia oggi situato entro un chilometro da una strada, un insediamento o un’area agricola.
Gli studiosi hanno anche evidenziato che la perdita di foresta all’interno di un raggio di 50 chilometri dalle aree protette ha un impatto negativo sulle popolazioni di mammiferi, favorendo un ambiente sempre meno ospitale per le specie più vulnerabili.
Soluzioni per una conservazione più efficace
I risultati della ricerca dimostrano che, per proteggere la biodiversità, non basta istituire riserve naturali, ma è fondamentale adottare misure di conservazione anche al di fuori di esse.
Gli autori dello studio suggeriscono alcune soluzioni per migliorare la protezione della fauna tropicale:
- Ripristino degli habitat circostanti: rigenerare le foreste al di fuori delle aree protette per creare un cuscinetto tra la fauna selvatica e le attività umane.
- Connessione tra le riserve naturali: sviluppare corridoi ecologici che colleghino diverse aree protette, permettendo agli animali di spostarsi in sicurezza.
- Regolamentazione più severa delle attività umane nei pressi delle foreste: ridurre il disboscamento, limitare la caccia e monitorare più attentamente l’espansione urbana.
- Coinvolgimento delle comunità locali: lavorare con le popolazioni che vivono nelle zone limitrofe alle foreste per sviluppare pratiche sostenibili di utilizzo del territorio.
Un imperativo per la conservazione della biodiversità
La ricerca dimostra che la perdita di specie nei tropici è una questione complessa, influenzata da fattori che vanno ben oltre la semplice protezione legale di un territorio. Le iniziative internazionali, come il Decennio delle Nazioni Unite per il Ripristino degli Ecosistemi e il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework, mirano a invertire la perdita di biodiversità, ma senza misure aggiuntive rischiano di non essere sufficienti.
Secondo il dottor Francesco Rovero, ecologo dell’Università di Firenze e coautore dello studio, la chiave per il futuro della conservazione è mitigare gli effetti delle attività umane ben oltre i confini delle aree protette.
“La sopravvivenza di molte specie dipende non solo dalla protezione degli habitat, ma anche dalla riduzione delle pressioni umane sulle foreste circostanti”, ha sottolineato Rovero.