Uno studio su oltre mezzo milione di pazienti mostra che livelli moderatamente bassi di LDL possono ridurre il rischio di demenza. Le statine amplificano l’effetto, ma scendere troppo non serve
Un nuovo studio pubblicato sul Journal of Neurology, Neurosurgery & Psychiatry offre uno sguardo approfondito su un possibile legame tra colesterolo LDL e demenza. Secondo i ricercatori, mantenere il colesterolo LDL a livelli moderatamente bassi può contribuire a ridurre significativamente il rischio di sviluppare forme di demenza, incluso il morbo di Alzheimer. La protezione sembra aumentare ulteriormente se il paziente assume statine, farmaci noti per il controllo del colesterolo. Tuttavia, abbassare i valori sotto una certa soglia non porterebbe ulteriori benefici. Esisterebbe, dunque, un “punto ottimale” da raggiungere, oltre il quale i vantaggi si annullano.
Demenza e colesterolo: cosa dice la ricerca
I valori di LDL-C che proteggono di più
Lo studio ha coinvolto 571.219 pazienti adulti provenienti da 11 ospedali universitari, selezionati in assenza di diagnosi pregresse di demenza. I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi: chi presentava livelli di colesterolo LDL inferiori a 70 mg/dL (1,8 mmol/L) e chi superava i 130 mg/dL (3,4 mmol/L).
Per rendere il confronto più omogeneo, i ricercatori hanno creato 108.980 coppie abbinate, valutando i tassi di incidenza di demenza nei due gruppi a distanza di almeno 180 giorni. I risultati indicano che le persone con LDL più basso avevano un rischio sensibilmente ridotto di sviluppare demenza, sia in forma generica che nella variante associata all’Alzheimer.
In particolare, i soggetti che assumevano statine e presentavano LDL <70 mg/dL avevano una riduzione del 13% del rischio complessivo di demenza e una diminuzione del 12% per quella specificamente legata all’Alzheimer.
Non serve andare troppo oltre: rischio invariato sotto i 30 mg/dL
Un altro elemento interessante dello studio è che livelli di LDL-C estremamente bassi (sotto i 30 mg/dL o 0,8 mmol/L) non si sono tradotti in ulteriori benefici. Ciò suggerisce che esista una soglia ottimale sotto la quale l’abbassamento del colesterolo perde efficacia nella prevenzione del declino cognitivo.
Questa osservazione è particolarmente utile per i clinici: abbassare l’LDL al di sotto dei 70 mg/dL può essere utile, ma insistere per valori ancora più bassi potrebbe non offrire vantaggi aggiuntivi, almeno sul piano neurologico.
Studio osservazionale: quali limiti vanno considerati
Dati solidi, ma serve ulteriore conferma
Come chiarito dagli autori, si tratta di uno studio osservazionale, il che significa che non è possibile stabilire un nesso causale diretto. Inoltre, i ricercatori sottolineano alcuni limiti metodologici:
- possibili fattori confondenti non identificati a causa del disegno retrospettivo;
- diagnosi di demenza potenzialmente sottostimate, a causa di differenze tra i centri ospedalieri;
- misurazioni basate su valori basali di LDL, che possono variare nel tempo e influenzare i risultati.
Nonostante questi limiti, l’ampiezza del campione e la qualità del matching rendono comunque i dati significativi e indicativi di un trend da non sottovalutare.
Approccio equilibrato tra cuore e cervello
La ricerca rafforza l’ipotesi che la prevenzione cardiovascolare e quella cognitiva siano strettamente legate. Mantenere il colesterolo LDL sotto i 70 mg/dL potrebbe rappresentare una strategia utile sia per la salute del cuore che per quella del cervello, soprattutto in età avanzata.
“Bassi livelli di LDL-C (<70 mg/dL) sono significativamente associati a un rischio ridotto di demenza, inclusa la demenza correlata al morbo di Alzheimer, con la terapia con statine che fornisce ulteriori effetti protettivi”, concludono gli autori.
Questi risultati possono influenzare in futuro le linee guida cliniche per il trattamento del colesterolo, ponendo maggiore attenzione non solo alla prevenzione degli infarti, ma anche al rischio di decadimento cognitivo.