Una speranza contro il cancro al colon resistente alla chemioterapia

Scoperto come colpire KRAS G12C, una mutazione genetica presente in circa il 10% dei casi di cancro colorettale mutato

Una nuova combinazione terapeutica offre risultati promettenti per i pazienti affetti da carcinoma colorettale metastatico con mutazione KRAS G12C, resistenti alla chemioterapia tradizionale. Secondo uno studio clinico di fase 3 condotto dai ricercatori del City of Hope, pubblicato sul Journal of Clinical Oncology, l’associazione del piccolo inibitore Sotorasib con l’anticorpo monoclonale Panitumumab ha garantito una sopravvivenza libera da progressione significativamente superiore rispetto alle terapie standard. «Questa nuova opzione terapeutica prolunga il controllo della malattia in questa popolazione di pazienti e dovrebbe essere proposta come nuovo standard di cura», ha affermato il Dott. Marwan Fakih, autore principale dello studio.

La Food and Drug Administration (FDA) aveva già approvato, lo scorso gennaio, questa combinazione per i pazienti con carcinoma colorettale metastatico KRAS G12C in progressione dopo chemioterapia. I dati emergenti confermano non solo un miglior controllo della malattia, ma anche una tendenza positiva nella sopravvivenza globale dei pazienti sottoposti a terapia combinata.

Le altre notizie del canale MEDICINA

Come agiscono Sotorasib e Panitumumab

KRAS G12C è una mutazione genetica che stimola la crescita tumorale ed è presente in circa il 10% dei casi di cancro colorettale mutato KRAS. Sotorasib è il primo farmaco specificamente progettato per bloccare la proteina mutata, inibendo la proliferazione delle cellule tumorali. Panitumumab, invece, è un anticorpo monoclonale che ostacola l’attività dell’EGFR, altra proteina coinvolta nella crescita cellulare incontrollata.

Secondo i ricercatori, la combinazione di questi due farmaci potenzia l’efficacia dell’inibizione tumorale, con risultati clinici superiori rispetto alla somministrazione singola o ad altri trattamenti convenzionali. «Abbiamo confermato che la dose più elevata di Sotorasib era associata a tassi di risposta più elevati e a tempi di progressione più lunghi rispetto al braccio di controllo», ha dichiarato il Dott. Fakih.

Lo studio CodeBreaK 300: risultati incoraggianti

Il trial clinico CodeBreaK 300 ha coinvolto 160 pazienti, suddivisi in tre gruppi. Due gruppi hanno ricevuto Sotorasib a dosaggi diversi in combinazione con Panitumumab, mentre il terzo ha ricevuto la terapia standard a base di trifluridina/tipiracil o regorafenib.
I risultati hanno mostrato che oltre il 30% dei pazienti trattati con Sotorasib ad alta dose ha ottenuto una risposta oggettiva, con una riduzione significativa delle dimensioni tumorali, rispetto all’1,9% nel gruppo di controllo. Inoltre, si è registrato un prolungamento del 30% nella sopravvivenza globale rispetto allo standard.

Nonostante lo studio non fosse progettato per valutare primariamente la sopravvivenza, i dati raccolti rafforzano l’ipotesi di un effettivo beneficio clinico nel lungo termine.

Effetti collaterali, limiti dello studio e prospettive future

Tra gli effetti collaterali più comuni sono stati segnalati diarrea, dolori muscoloscheletrici, nausea, affaticamento, epatotossicità e tosse. Tuttavia, il profilo di sicurezza della terapia è stato considerato gestibile.
«Gli entusiasmanti tassi di risposta osservati con questa combinazione forniscono una solida motivazione all’associazione di Sotorasib più Panitumumab più chemioterapia nelle prime linee di terapia di questa malattia», ha sottolineato il Dott. Fakih.

Studi di follow-up sono già in corso per valutare l’efficacia della combinazione come trattamento di prima linea per i pazienti con carcinoma colorettale metastatico KRAS G12C.

Fonte:

Journal of Clinical Oncology

Correlati