Testo scritto da giornalisti o dall’IA? Ecco come riconoscerli

Gli articoli scritti dall’AI sono più monotoni e meno vari rispetto a quelli prodotti da giornalisti umani

L’intelligenza artificiale è sempre più abile a generare testi simili a quelli scritti da persone, anche nel campo del giornalismo. Tuttavia, nonostante i grandi progressi, l’AI continua a mostrare differenze stilistiche rispetto ai giornalisti umani. A dirlo è uno studio condotto dalla Charles Darwin University (CDU) in Australia, pubblicato nella rivista Computers, all’interno del numero speciale Emerging Trends in Machine Learning and Artificial Intelligence.

Il team di ricerca ha analizzato 150 articoli scritti da giornalisti professionisti – provenienti da testate come New York Times, Sydney Morning Herald e The Australian – confrontandoli con 150 articoli generati da Gemini, un chatbot di intelligenza artificiale, a cui era stato chiesto di produrre testi sullo stesso contenuto. L’obiettivo? Individuare le differenze stilistiche tra i due tipi di narrazione, al di là dell’accuratezza dei contenuti.

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AI e giornalismo: testi leggibili, ma con stili diversi

I testi umani mostrano più varietà e dinamismo

Secondo i ricercatori, entrambi i tipi di articoli sono risultati leggibili, ma quelli scritti da giornalisti in carne e ossa hanno mostrato una maggiore varietà nella struttura sintattica e nella lunghezza dei paragrafi. I testi generati da Gemini, invece, tendevano a essere più regolari, con minore variabilità nella costruzione delle frasi.

Un altro elemento distintivo è emerso nell’uso delle parti del discorso: i giornalisti umani utilizzano più verbi, mentre Gemini impiega più nomi, rendendo i testi dell’AI “meno dinamici e più statici”. Questo potrebbe indicare che l’approccio umano punta maggiormente a raccontare azioni e processi, per coinvolgere attivamente il lettore.

“Il nostro studio mostra che AI e umani producono contenuti ugualmente leggibili”, ha dichiarato Van Hieu Tran, autore principale e laureato del Master in Information Technology alla CDU. “Tuttavia, abbiamo anche riscontrato che i testi umani hanno una maggiore diversità sintattica e strutturale, mentre quelli dell’AI risultano ‘più noiosi’ e privi del tocco personale del giornalista”.

La personalità nel linguaggio resta un vantaggio umano

Alla ricerca ha partecipato anche il dottor Yakub Sebastian, docente di Information Technology e co-autore dello studio. Secondo lui, il lavoro ha un significato profondo che va oltre il semplice confronto tra stili.

“Questo studio è importante perché dimostra che l’ingegno umano e la personalità possono ancora emergere nel testo, rendendolo più coinvolgente per i lettori”, ha affermato. Inoltre, Sebastian solleva un quesito cruciale: “Conta davvero distinguere se un articolo è scritto da una macchina o da una persona, se i fatti riportati sono accurati?”

La risposta, per il ricercatore, è sì: “Le notizie non servono solo a trasmettere informazioni, ma a costruire opinioni e narrazioni. E l’intelligenza artificiale, con i suoi potenziali bias, rappresenta un rischio reale”.

AI e giornalismo: verso una linea sempre più sottile

Il tema è tanto più rilevante considerando la velocità con cui i modelli di AI stanno migliorando. “Le capacità dell’intelligenza artificiale evolvono a una velocità impressionante, e diventa sempre più difficile distinguere tra testi umani e generati da AI”, ha aggiunto Sebastian. “Un esempio? Di recente un quotidiano italiano ha pubblicato la prima edizione di un giornale interamente scritto da un’intelligenza artificiale”.

Il team della CDU propone persino un’idea applicativa concreta: uno strumento simile a Turnitin, ma per notizie, che tramite un plug-in nel browser possa indicare con una certa probabilità se un articolo online è stato scritto da un’intelligenza artificiale.

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