Un nuovo software offre una accuratezza senza precedenti: errori diagnostici quasi azzerati
Diagnosticare il morbo di Parkinson nelle fasi iniziali può essere complesso: le ricerche indicano che l’accuratezza della diagnosi varia tra il 55% e il 78% nei primi cinque anni. Questo perché i disturbi del movimento correlati condividono sintomi simili, rendendo difficile distinguere il Parkinson da condizioni affini, come l’atrofia multisistemica o la paralisi sopranucleare progressiva.
Secondo gli esperti, fino a un paziente su quattro, o addirittura uno su due, riceve una diagnosi errata. Ora, un team di ricercatori dell’Università della Florida e del Norman Fixel Institute for Neurological Diseases ha sviluppato un software basato sull’intelligenza artificiale in grado di migliorare significativamente la diagnosi del Parkinson e di condizioni correlate, raggiungendo una precisione del 96%. Lo studio è stato pubblicato su JAMA Neurology.
Come funziona il nuovo software AI
Il nuovo strumento, denominato Automated Imaging Differentiation for Parkinsonism (AIDP), utilizza una combinazione di risonanza magnetica (MRI) e apprendimento automatico per identificare i segni della neurodegenerazione nel cervello. Il software si basa su una tecnica di biomarcatori non invasivi, sfruttando la MRI a diffusione per analizzare il movimento delle molecole d’acqua nel cervello e individuare le aree colpite dalla malattia.
- Il software confronta le immagini con dati clinici validati, offrendo un’analisi dettagliata e oggettiva.
- Funziona con macchinari MRI di diversi produttori, superando le limitazioni dovute alla mancanza di compatibilità tra software proprietari.
- È stato testato su 21 centri di ricerca: 19 negli Stati Uniti e 2 in Canada.
Secondo David Vaillancourt, Ph.D., professore e presidente del Dipartimento di Fisiologia Applicata e Kinesiologia dell’Università della Florida:
“In molti casi, i produttori di MRI non comunicano tra loro a causa della competizione sul mercato. Ognuno ha il proprio software e le proprie sequenze. Qui abbiamo sviluppato un software innovativo che funziona con tutti i sistemi“.

AI e diagnosi: un supporto per i medici
Nonostante i progressi della tecnologia, l’elemento umano nella diagnosi resta insostituibile. Tuttavia, anche i neurologi più esperti possono trarre beneficio dall’uso dell’intelligenza artificiale per migliorare l’accuratezza diagnostica tra diversi disturbi del movimento.
Il dottor Michael Okun, consulente medico della Parkinson’s Foundation e direttore del Norman Fixel Institute, ha sottolineato:
“Questa innovazione tra tecnologia e intelligenza artificiale ha dimostrato di migliorare la precisione diagnostica, permettendoci di ottimizzare i trattamenti per i pazienti con Parkinson. Siamo entusiasti di vedere come questo strumento possa influenzare la comunità e migliorare gli esiti clinici per tutti“.
Il futuro del software: verso l’approvazione FDA
Il prossimo passo per i ricercatori è ottenere l’approvazione della Food and Drug Administration (FDA), così da rendere il software accessibile in ambito clinico.
Secondo Angelos Barmpoutis, Ph.D., professore al Digital Worlds Institute della UF:
“Questo progetto dimostra l’importanza della collaborazione interdisciplinare. Grazie all’unione di competenze mediche, scientifiche e tecnologiche, siamo riusciti a raggiungere un obiettivo che cambierà la vita di molte persone“.
Vaillancourt e Barmpoutis sono anche co-fondatori di Neuropacs, un’azienda che mira a portare questa tecnologia nel settore medico, migliorando sia la qualità delle cure per i pazienti sia le sperimentazioni cliniche.