Intelligenza artificiale, l’Europa sfida Usa e Cina con l’AI Continent

L’Ue investe 20 miliardi nell’intelligenza artificiale con nuove fabbriche, regole semplificate e infrastrutture sostenibili

L’Unione Europea prova a rilanciare la propria posizione nella corsa globale all’intelligenza artificiale. Dopo aver annunciato a febbraio il progetto InvestAI, che prevede la mobilitazione di 200 miliardi di euro, la Commissione ha presentato ufficialmente il nuovo piano AI Continent. L’obiettivo è ambizioso: trasformare l’Europa nel continente guida dell’intelligenza artificiale, grazie a regole più snelle, più infrastrutture e un maggiore coinvolgimento di startup e imprese. A delinearne i contorni è stata Henna Virkkunen, vicepresidente della Commissione Ue, che ha evidenziato come l’iniziativa punti a rafforzare sia la capacità tecnologica sia la competitività industriale del Vecchio Continente in uno scenario oggi dominato da Stati Uniti e Cina.

Il piano prevede 20 miliardi di euro da destinare alla costruzione di 5 gigafactory per l’addestramento di modelli avanzati di IA e di almeno 13 fabbriche di intelligenza artificiale, che sfrutteranno la rete europea di supercalcolo per supportare startup, ricerca e industria. È inoltre in arrivo una nuova legge su cloud e IA, pensata per semplificare il quadro normativo e attrarre capitali privati. L’UE punta a triplicare la capacità dei propri data center nei prossimi 5-7 anni, privilegiando soluzioni sostenibili e a basso impatto ambientale.

Apertura agli investimenti privati e call informale per i progetti

Il modello sarà quello del partenariato pubblico-privato. L’iniziativa richiede coinvolgimento diretto degli Stati membri e delle imprese, con una ripartizione dei fondi tra Bruxelles e i Paesi ospitanti. “Oggi apriamo le manifestazioni di interesse, in attesa della call ufficiale prevista per il quarto trimestre 2025”, ha dichiarato Virkkunen. Presente all’evento anche una delegazione italiana, con le società Almawave e iGenius, impegnate in un confronto con la Commissione sulle strategie operative da adottare.

L’iniziativa si inserisce in un quadro complesso, dove l’Europa appare in netto ritardo rispetto ai due principali attori della scena globale. Secondo il report 2024 dell’Università di Stanford, gli Stati Uniti hanno sviluppato 40 modelli di IA significativi, contro i 15 della Cina e appena 3 in Europa – tutti di matrice francese. Nessun Paese UE è comparso nella top 5 globale per vivacità nel settore IA, mentre la Francia si è fermata al sesto posto e la Germania all’ottavo.

I nodi irrisolti tra ambizioni green e ritardi normativi

Un aspetto centrale del piano riguarda la sostenibilità. Le nuove infrastrutture digitali – dai data center alle gigafactory – dovranno funzionare con energia rinnovabile e prevedere sistemi di riciclo dell’acqua, vista l’elevata richiesta energetica e idrica di questi impianti. Ma non mancano i dubbi: gli attivisti temono che il peso ambientale delle nuove strutture possa mettere a rischio gli obiettivi climatici dell’UE, che nel 2024 ha prodotto il 47% dell’elettricità da fonti rinnovabili.

Un altro tema controverso riguarda il futuro dell’AI Act, la prima legge al mondo sull’intelligenza artificiale, che entrerà pienamente in vigore nell’agosto 2027. Dopo averlo esaltato come modello di riferimento globale, la Commissione sembra pronta ad avviare una consultazione per alleggerire l’impianto normativo, rispondendo alle critiche sulle ricadute economiche e burocratiche.

Semplificare l’AI Act o favorire le Big Tech?

Secondo Henna Virkkunen, l’UE rimane impegnata “in un approccio basato sul rischio e sui principi fondamentali della legge sull’IA”, ma si sta valutando se alcuni obblighi possano essere ridotti per “semplificare la vita delle imprese”. Tuttavia, non tutti sono d’accordo. Brando Benifei (PD), relatore dell’AI Act al Parlamento europeo, ha dichiarato: “Se la semplificazione servirà a facilitare sviluppo e adozione di sistemi europei, bene. Ma se sarà un regalo alle big tech che vogliono evitare regole e responsabilità, ci opporremo con forza”.

Sulla stessa linea, John Buyers, esperto globale di IA per lo studio legale Osborne Clarke, ha spiegato alla CNBC che “c’è una reale attenzione all’alleggerimento normativo, riflesso delle pressioni americane per evitare barriere all’innovazione”. Anche per questo, il dibattito sull’AI Act rischia di trasformarsi in una sfida geopolitica tra modelli economici e visioni etiche contrapposte.

L’Europa può davvero recuperare il divario?

Al di là dei proclami, il piano AI Continent segna un passo concreto nella strategia europea sull’intelligenza artificiale. Tuttavia, secondo l’European Council on Foreign Relations, i limiti strutturali restano: scarsi investimenti, monitoraggio lacunoso dei progetti finanziati e governance frammentata tra Bruxelles e i singoli Stati. Fattori che rischiano di ostacolare qualsiasi tentativo di rimonta rispetto a Washington e Pechino.

Riuscirà l’Europa a colmare questo gap e diventare davvero competitiva? Oppure il piano AI Continent resterà solo uno slancio simbolico in un’arena dominata da altri?

A cura di R.Z.

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