Paracetamolo: nuovi dubbi sulla sicurezza

Un nuovo studio evidenzia possibili effetti collaterali del paracetamolo, tra cui ulcere, ipertensione e problemi renali

Il paracetamolo, principio attivo contenuto in molti farmaci analgesici e antipiretici, è da sempre considerato sicuro per la gestione del dolore e della febbre. Tuttavia, una recente ricerca dell’Università di Nottingham ha sollevato dubbi sulla sua sicurezza a lungo termine, in particolare negli anziani. Lo studio ha analizzato i dati di oltre 180.000 pazienti di età superiore ai 65 anni che avevano assunto il farmaco almeno due volte in sei mesi, confrontandoli con un gruppo di controllo di oltre 400.000 individui che non avevano fatto uso continuativo del principio attivo.

I risultati hanno mostrato un aumento del rischio di diverse condizioni, tra cui ulcere gastrointestinali (+36%), insufficienza renale cronica (+19%), ipertensione (+7%) e scompenso cardiaco (+9%). Gli autori dello studio precisano che si tratta di una correlazione statistica e non di un nesso di causalità diretta, ma i dati suggeriscono la necessità di una revisione delle linee guida sull’uso del farmaco nei pazienti più vulnerabili.

Gli esperti mettono in discussione l’uso prolungato

Pubblicata sulla rivista Arthritis Care Research, l’analisi sottolinea che il paracetamolo è spesso prescritto per il trattamento del dolore cronico, come quello causato dall’osteoartrite. “Quasi tutte le linee guida cliniche consigliano il paracetamolo come prima scelta per il dolore da osteoartrite, ritenendolo più sicuro rispetto ad altri analgesici. Tuttavia, gli studi più recenti suggeriscono che i suoi effetti collaterali potrebbero essere sottovalutati”, si legge nella ricerca. I ricercatori propongono di rivedere le raccomandazioni sull’uso prolungato del farmaco negli anziani, soprattutto quando esistono alternative terapeutiche con un migliore profilo di sicurezza.

Il paracetamolo al centro del dibattito: la posizione delle aziende farmaceutiche

Di fronte ai risultati dello studio, diverse aziende farmaceutiche hanno sollevato dubbi sulla metodologia adottata dai ricercatori, sottolineando la necessità di un’analisi più approfondita prima di trarre conclusioni definitive. Kenvue, produttrice del Tylenol negli Stati Uniti, ha ribadito la sicurezza del farmaco, affermando attraverso un proprio portavoce: “Se assunto secondo le indicazioni, il Tylenol ha uno dei profili di sicurezza più favorevoli tra gli antidolorifici”.

Anche l’epidemiologo Alan Silman, dell’Università di Oxford, ha ridimensionato le preoccupazioni, spiegando che gli eventi avversi riscontrati nello studio sono rari e che, nel rispetto dei dosaggi consigliati, il paracetamolo resta una delle opzioni più affidabili per il controllo del dolore e della febbre. Nonostante queste rassicurazioni, il dibattito tra esperti del settore medico e industria farmaceutica rimane aperto, alimentando il confronto sulla necessità di rivalutare le linee guida per l’uso a lungo termine del farmaco.

I rischi del sovradosaggio: attenzione all’uso combinato

Uno dei principali pericoli legati al paracetamolo è il rischio di sovradosaggio accidentale, che può avere conseguenze gravi per la salute. Secondo il Centro Antiveleni dell’ospedale Niguarda di Milano, il paracetamolo è il farmaco più coinvolto nei casi di intossicazione, soprattutto nei bambini sotto i 6 anni. Il problema principale è che il principio attivo è contenuto in numerosi farmaci da banco e da prescrizione, aumentando il rischio di assunzione inconsapevole di dosi eccessive.

L’intossicazione da paracetamolo può manifestarsi inizialmente con sintomi lievi come nausea e vomito, ma nei casi più gravi può portare a danni epatici irreversibili, insufficienza renale e, nei casi estremi, alla morte. Per questo motivo, gli esperti raccomandano di non superare le dosi massime giornaliere e di prestare attenzione ai farmaci assunti in combinazione.

Dosaggi sicuri del paracetamolo: quanti farmaci assumere?

Per evitare rischi legati al sovradosaggio, le principali autorità sanitarie, tra cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), stabiliscono limiti precisi per l’assunzione del paracetamolo. Tuttavia, questi valori espressi in milligrammi possono risultare poco chiari per i consumatori. Ecco come si traducono in quantità di farmaco:

  • Bambini sotto i 10 kg → massimo 30 mg per kg di peso corporeo al giorno, suddiviso in più somministrazioni (es. una bustina o compressa da 125 mg ogni 6 ore).
  • Bambini tra 10 e 50 kg → massimo 60 mg per kg di peso corporeo in 24 ore, da suddividere in 4-6 dosi (es. una compressa da 250 mg ogni 6 ore per un bambino di 20 kg).
  • Adulti oltre i 50 kg → massimo 4 g al giorno, equivalenti a 4 compresse da 1000 mg o 8 compresse da 500 mg, da assumere a distanza di almeno 4-6 ore l’una dall’altra.

È importante non superare le dosi giornaliere raccomandate e consultare un medico in caso di uso prolungato o di patologie preesistenti. Inoltre, l’assunzione di alcol in concomitanza con il farmaco è altamente sconsigliata, poiché può aumentare il rischio di danni al fegato. “Il paracetamolo è efficace, ma va assunto con cautela”, ha sottolineato l’epidemiologo Matteo Bassetti. “Superare i 2,5-3 grammi al giorno può provocare danni seri al fegato, allo stomaco e ai reni”.

Paracetamolo, un farmaco utile da usare con responsabilità

Il paracetamolo è un farmaco sicuro ed efficace se assunto nelle dosi raccomandate e per periodi limitati. Tuttavia, il recente studio dell’Università di Nottingham solleva importanti interrogativi sul suo utilizzo cronico, soprattutto negli anziani. Sebbene l’industria farmaceutica difenda la sicurezza del principio attivo, gli esperti raccomandano prudenza, evitando un’assunzione prolungata senza supervisione medica. Come per tutti i farmaci, è fondamentale rispettare le dosi consigliate e prestare attenzione ai segnali che il corpo invia.

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