Indice
- 1 Un’analisi genomica su oltre 200 specie rivela che le rose rosse, bianche e rosa discendono da un fiore giallo con sette foglioline
- 2 L’evoluzione delle rose: dall’estetica alla resistenza
- 3 Il contributo delle rose selvatiche alla genetica moderna
- 4 Un’origine gialla, semplice e antica
- 5 Una risorsa strategica per la floricoltura sostenibile
Un’analisi genomica su oltre 200 specie rivela che le rose rosse, bianche e rosa discendono da un fiore giallo con sette foglioline
Oggi siamo abituati a pensare alla rosa rossa come simbolo dell’amore e alla rosa bianca come immagine di purezza, ma la loro origine è ben diversa. Un nuovo studio genomico pubblicato su Nature Plants e condotto da ricercatori dell’Università Forestale di Pechino ha scoperto che tutte le rose coltivate, indipendentemente dal colore, discendono da un unico fiore giallo selvatico a petalo singolo. L’analisi genetica ha permesso di risalire all’antenato comune delle attuali varietà di rose, tracciando un percorso evolutivo che parte da sette foglioline per ogni foglia e un solo giro di petali, fino a raggiungere le complesse e profumate varietà che oggi dominano il mercato floreale.
La ricerca si è concentrata sul genere Rosa, appartenente alla famiglia delle Rosaceae, che rappresenta circa il 30% delle vendite globali di fiori recisi. Per questo, comprendere la sua evoluzione genetica non ha solo un valore scientifico, ma anche pratico: può guidare nuove strategie di coltivazione più resilienti ai cambiamenti ambientali.
L’evoluzione delle rose: dall’estetica alla resistenza
La diversificazione delle rose è cominciata con quella che i ricercatori definiscono una “rinascita genetica” avvenuta nel XVIII secolo. È in questo periodo che le antiche rose selvatiche cinesi vennero incrociate con le varietà europee, già selezionate per forma, colore e profumo. Da questi incroci è nato il vasto patrimonio di ibridi coltivati che oggi conosciamo: si contano oltre 150-200 specie e più di 35.000 cultivar.
Ogni epoca ha selezionato i fiori secondo i propri gusti, privilegiando caratteristiche come la quantità di petali, la frequenza della fioritura o la ricchezza della profumazione. Tuttavia, negli ultimi anni, l’estetica non è più l’unico obiettivo. L’accelerazione del cambiamento climatico ha spinto i coltivatori a ricercare rose più resistenti alla siccità, alle malattie e più facili da gestire, anche in ambienti urbani o in aree a clima estremo.

Il contributo delle rose selvatiche alla genetica moderna
Per ottenere rose moderne più forti, i genetisti stanno tornando a sfruttare le risorse genetiche delle rose selvatiche, che conservano tratti preziosi come la tolleranza allo stress, la rusticità e le fragranze originali. Tuttavia, per farlo in modo efficace, era necessario ricostruire con precisione l’evoluzione del genere Rosa.
I ricercatori hanno così analizzato 205 campioni appartenenti a oltre 80 specie, coprendo l’84% delle varietà documentate nella Flora of China. Attraverso l’uso di tecniche avanzate come il sequenziamento genomico e la genetica di popolazione, è stato possibile identificare 707 geni a copia singola e localizzare le variazioni a singolo nucleotide (SNP), veri e propri marcatori molecolari della storia evolutiva delle rose.
Un’origine gialla, semplice e antica
Lo studio ha permesso di identificare con precisione l’aspetto dell’antenato comune delle rose moderne: un fiore giallo, con un solo giro di petali e foglie divise in sette foglioline. È da questa struttura semplice che sono emerse, nel tempo, le rose a fiore doppio, con nuove sfumature di colore, marcature decorative sui petali e la capacità di fiorire in grappoli.
Inoltre, l’analisi genetica ha messo in discussione la teoria più diffusa secondo cui il genere Rosa avrebbe avuto origine nell’Asia Centrale. I dati raccolti indicano invece due poli principali di diversità in Cina: uno nel nord-ovest arido, dove crescono piccole rose gialle resistenti alla siccità, e un altro nel sud-ovest umido, dove si sviluppano rose bianche profumate, adattate a un clima tropicale.
Una risorsa strategica per la floricoltura sostenibile
“Questi risultati forniscono una base solida per l’utilizzo delle risorse genetiche delle rose selvatiche”, sottolineano i ricercatori, “che possono essere impiegate nella re-domesticazione e nell’innovazione delle varietà moderne”. Conoscere la storia genetica completa delle rose significa infatti poter selezionare in modo più efficace caratteristiche desiderabili, come la resistenza agli agenti patogeni, la fioritura scalare o l’adattabilità climatica.
Ma c’è anche un aspetto conservazionistico: capire l’evoluzione delle rose è essenziale per preservare le varietà in pericolo e garantire che il patrimonio genetico di queste piante – oggi patrimonio dell’umanità – non vada perduto. In un mondo che cambia rapidamente, anche i fiori dovranno adattarsi: la genetica, in questo senso, potrà fare la differenza.
Fonte: