I nuovi refrigeranti non sono amici dell’ambiente

I prodotti chimici di ultima generazione potrebbero generare gas serra dannosi

Un team di scienziati dell’Università del New South Wales (UNSW) ha scoperto che alcuni dei più recenti refrigeranti chimici si degradano in composti altamente inquinanti. Lo studio, pubblicato sul Journal of the American Chemical Society, solleva interrogativi sulla sicurezza a lungo termine di queste sostanze.

L’evoluzione dei refrigeranti: un problema ancora aperto

I refrigeranti sono composti chimici fondamentali per il funzionamento di sistemi di raffreddamento, climatizzazione e produzione di schiume plastiche. Nel tempo, le preoccupazioni ambientali hanno portato alla sostituzione dei clorofluorocarburi (CFCs) con idrofluorocarburi (HFCs) e, più recentemente, con idrofluoroolefine (HFOs).

Gli HFOs sono considerati un’alternativa più sostenibile perché si degradano rapidamente nell’atmosfera inferiore. Tuttavia, alcuni scienziati hanno ipotizzato che il loro processo di decomposizione possa generare composti dannosi per l’ambiente, tra cui il fluoroformio (HFC-23), un potente gas serra.

Le altre notizie del canale AMBIENTE

Uno studio dimostra la decomposizione degli HFOs in gas serra

Il nuovo studio, guidato dal dottor Christopher Hansen della UNSW, ha analizzato i meccanismi di degradazione degli HFOs, rivelando che questi composti si trasformano parzialmente in fluoroformio. Questo gas è noto per il suo impatto ambientale: una singola molecola ha un potenziale di riscaldamento globale 14.000 volte superiore alla CO₂ e può persistere nell’atmosfera fino a 200 anni.

“Non comprendiamo ancora appieno gli effetti ambientali degli HFOs,” ha dichiarato il dottor Hansen. “Ma, a differenza di quanto accaduto con i CFCs e la benzina con piombo, questa volta stiamo cercando di analizzare le conseguenze prima che diventino irreversibili.”

L’uso diffuso degli HFOs e il dibattito sulla loro sicurezza

Dopo l’abbandono degli HFCs nel 2016, gli HFOs sono diventati i principali sostituti nei sistemi di refrigerazione e negli spray aerosol. La loro rapida degradazione atmosferica è stata considerata un punto di forza per la riduzione dell’effetto serra.

Tuttavia, il dibattito scientifico si è concentrato sulla possibilità che la decomposizione degli HFOs produca gas serra altamente persistenti. L’ipotesi era rimasta senza conferme sperimentali fino a questo studio, che ha dimostrato come il trifluoroacetaldeide, un sottoprodotto noto degli HFOs, possa trasformarsi in fluoroformio sotto l’azione della luce solare.

Esperimenti per simulare la degradazione degli HFOs

Per confermare questa ipotesi, il team di Hansen ha sviluppato nuove tecniche di analisi, simulando le reazioni chimiche che avvengono nell’atmosfera terrestre. I ricercatori hanno utilizzato un sistema di spettroscopia avanzata e gas a diverse pressioni per riprodurre le condizioni reali.

“Abbiamo creato una miscela gassosa con una concentrazione controllata del prodotto immediato della decomposizione degli HFOs”, ha spiegato Hansen. “Poi abbiamo usato un laser per simulare i fotoni solari e osservare la reazione chimica”.

I risultati hanno mostrato che, sebbene la produzione di fluoroformio sia limitata, il suo potenziale di impatto ambientale rimane significativo, data la lunga persistenza del gas in atmosfera.

Dati essenziali per i modelli climatici

Questa ricerca fornisce nuovi elementi per migliorare le previsioni sul riscaldamento globale. Secondo gli scienziati della UNSW, molti modelli climatici utilizzati per valutare l’impatto degli HFOs non includevano fino ad oggi la formazione di fluoroformio.

“Molte crisi ambientali, come il buco nell’ozono, ci hanno colto di sorpresa non perché i modelli fossero inadeguati, ma perché mancavano dati cruciali,” ha affermato Hansen. Questo studio colma una lacuna, permettendo ai ricercatori di aggiornare le previsioni sugli effetti delle emissioni di HFOs su scala globale.

Verso una regolamentazione più attenta?

I risultati della ricerca potrebbero spingere i legislatori e l’industria a rivedere l’uso degli HFOs. Sebbene non sia ancora chiaro quanto fluoroformio venga prodotto su larga scala, il fatto che un gas serra così persistente possa derivare dagli HFOs solleva nuove domande sulla loro sicurezza ambientale.

Hansen e il suo team stanno ora pianificando ulteriori studi, utilizzando lunghezze d’onda della luce differenti per analizzare il tasso di produzione del fluoroformio. “Abbiamo studiato la reazione con un’unica lunghezza d’onda, quella su cui si basano oggi i regolamenti internazionali”, ha detto Hansen. “Ma dobbiamo verificare se altre condizioni di luce possano generare quantità maggiori”.

Fonte:

Correlati