Dopo un referendum, e 40 anni di opposizione, il Governo starebbe valutando una nuova strategia ma gli esperti avvertono: serviranno decenni prima di vedere risultati concreti
Il governo italiano ha ufficialmente riaperto il dibattito sul ritorno al nucleare, mettendo in discussione un divieto in vigore da quasi quattro decenni. L’esecutivo di Giorgia Meloni punta sull’energia atomica per rafforzare la sicurezza energetica e ridurre le emissioni di CO₂, ma gli esperti avvertono che i primi impianti potrebbero non essere operativi prima del 2035.
Un piano per il rilancio del nucleare
Il ministro dell’Energia Gilberto Pichetto Fratin ha fissato al 2026 il termine per definire il quadro normativo necessario. L’obiettivo è valutare tutte le tecnologie disponibili, dai reattori convenzionali alle innovazioni di nuova generazione. “Con il nucleare di ultima generazione, insieme alle rinnovabili, potremo garantire la sicurezza energetica del Paese e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione“, ha dichiarato il ministro.
Dubbi sui costi e sui tempi di realizzazione
I critici del progetto sottolineano che l’energia nucleare comporta costi elevati e tempi di realizzazione molto lunghi. In Francia, ad esempio, l’ultima centrale di nuova generazione ha subito ritardi di oltre 12 anni e costi quadruplicati rispetto alle stime iniziali. Secondo Luca Bergamaschi, esperto del think tank ECCO, “nella migliore delle ipotesi, l’Italia non avrà centrali nucleari operative prima del 2035“.
Un passato segnato da referendum e opposizioni
L’Italia è stata tra i pionieri del nucleare, ma il disastro di Chernobyl del 1986 ha portato a un referendum che ha sancito la chiusura delle centrali. Nel 2011, dopo l’incidente di Fukushima, un secondo referendum ha bloccato ogni tentativo di riapertura del settore. Inoltre, il Paese non dispone di un deposito nazionale per i rifiuti radioattivi, dato che oltre 50 siti hanno rifiutato di ospitarlo.
Il ruolo della ricerca e delle nuove tecnologie
Nonostante le difficoltà, alcuni esperti ritengono che l’Italia abbia ancora competenze di alto livello nel settore nucleare. Il nuovo piano normativo includerà anche la ricerca sulla fusione, lo smantellamento degli impianti dismessi e la gestione dei rifiuti radioattivi. Secondo il ministero, il nucleare potrebbe supportare anche la produzione di idrogeno, favorendo la decarbonizzazione dell’industria pesante.
Investimenti e collaborazioni internazionali
Il governo ha previsto investimenti per 20 milioni di euro l’anno tra il 2027 e il 2029 per sostenere la ricerca e lo sviluppo. Sono già in corso colloqui tra Enel, Ansaldo e Leonardo per la creazione di una società statale dedicata alla costruzione di piccoli reattori modulari (SMR). Questi impianti, più compatti e teoricamente più economici, sono ancora in fase sperimentale.
Rischi geopolitici e critiche al progetto
Il rinnovato interesse per il nucleare non è solo italiano: la crisi energetica scatenata dalla guerra in Ucraina ha spinto diversi Paesi a rivalutare questa opzione. Tuttavia, secondo Beatrice Petrovich del think tank Ember, puntare sul nucleare potrebbe rivelarsi controproducente. “L’energia nucleare è più costosa e lenta da realizzare rispetto alle rinnovabili, e aumenta la dipendenza da uranio estero, con possibili rischi geopolitici“, ha spiegato.
Un’Italia ancora scettica sul nucleare
Un sondaggio Ipsos di novembre ha rilevato che l’81% degli italiani rimane contrario al ritorno dell’energia nucleare. Gli oppositori stanno già mobilitandosi per un nuovo referendum. Tuttavia, il settore industriale vede il nucleare come un’opportunità per abbassare il costo dell’energia, attualmente molto più alto rispetto ad altri Paesi europei.
Nucleare o “greenwashing”?
Secondo Bergamaschi, la spinta verso il nucleare è influenzata da aziende che cercano finanziamenti pubblici per lo sviluppo di nuove tecnologie. Inoltre, potrebbe essere un modo per rallentare l’espansione delle rinnovabili e proteggere gli interessi del settore del gas. “Per l’Italia, il nucleare è più una strategia di greenwashing che una reale soluzione energetica“, ha concluso.