Un nuovo studio ha analizzato i cicli climatici del pianeta e previsto, con precisione, il ritorno di un’era glaciale: ecco quando accadrà
Secondo una recente ricerca pubblicata sulla rivista Science, il nostro pianeta potrebbe entrare in una nuova era glaciale tra circa 10.000 anni. L’analisi, condotta da un team internazionale di scienziati, tra cui ricercatori dell’Università della California di Santa Barbara (UCSB), suggerisce che le variazioni dell’orbita terrestre attorno al Sole influenzano i cicli glaciali e interglaciali, determinando periodi di intensa glaciazione alternati a fasi più miti.
Gli studiosi hanno esaminato un milione di anni di cambiamenti climatici, confrontando la crescita e la riduzione delle calotte di ghiaccio nell’emisfero settentrionale con le variazioni della temperatura degli oceani profondi. Grazie a questa analisi, sono riusciti a individuare correlazioni tra i cicli del clima e le modifiche dell’orbita terrestre, come la variazione della sua forma, l’inclinazione dell’asse e il fenomeno della precessione.
Un modello prevedibile per i periodi glaciali
“I dati mostrano un pattern prevedibile nel corso dell’ultimo milione di anni, in cui il clima terrestre alterna fasi glaciali e interglaciali“, ha spiegato la professoressa Lorraine Lisiecki, coautrice dello studio e docente presso il Dipartimento di Scienze della Terra della UCSB. “Abbiamo riscontrato che un tipo di cambiamento nell’orbita della Terra è associato alla fine delle ere glaciali, mentre un altro ne segna l’inizio“.
Questa scoperta ha sorpreso gli scienziati. “È straordinario notare un’impronta così chiara dei diversi parametri orbitali nel record climatico“, ha commentato il professor Stephen Barker dell’Università di Cardiff. “È difficile credere che nessuno l’abbia notato prima“.
Le ipotesi secondo cui le variazioni orbitali influenzano i cicli glaciali non sono nuove. Tuttavia, la conferma sperimentale è arrivata solo negli anni ’70 e, fino a oggi, non era stato possibile stabilire con precisione quale parametro orbitale fosse il più rilevante. Il nuovo studio ha permesso di colmare questa lacuna, fornendo una base più solida per comprendere i meccanismi che regolano le epoche glaciali.
Il ruolo dell’uomo nel futuro del clima
L’analisi suggerisce che, in condizioni naturali, il pianeta si troverebbe attualmente in una fase interglaciale stabile e che la prossima era glaciale inizierebbe tra circa 10.000 anni. “Abbiamo potuto prevedere con precisione quando si sono verificati gli ultimi periodi interglaciali e per quanto tempo sono durati“, ha dichiarato Barker. “Questo conferma che i cicli climatici della Terra seguono schemi prevedibili, piuttosto che dinamiche casuali“.
Tuttavia, lo scenario futuro potrebbe essere profondamente alterato dall’influenza umana. “Sebbene il nostro modello suggerisca una transizione glaciale tra 10.000 anni, è improbabile che ciò accada“, ha dichiarato il professor Chronis Tzedakis dell’University College London. L’attività umana, infatti, sta modificando il normale andamento del clima terrestre, con effetti a lungo termine difficili da quantificare.
“Le emissioni di anidride carbonica hanno già deviato il sistema climatico dalla sua traiettoria naturale“, ha sottolineato Gregor Knorr dell’Istituto Alfred Wegener per la ricerca marina e polare.
Il futuro del clima sotto la lente degli scienziati
I ricercatori intendono ora approfondire questi risultati per costruire un modello climatico di base per i prossimi 10.000-20.000 anni. Combinando i dati paleoclimatici con le simulazioni dei cambiamenti futuri, si spera di quantificare con maggiore precisione l’impatto del riscaldamento globale e delle attività antropiche.
“Adesso sappiamo che il clima segue schemi prevedibili su scale temporali molto lunghe“, ha affermato Barker. “Questo ci permette di utilizzare le informazioni del passato per comprendere meglio il futuro“.
I risultati dello studio rafforzano la necessità di affrontare con urgenza la questione delle emissioni di gas serra. “Le decisioni che prendiamo oggi avranno un impatto significativo sulle condizioni climatiche future“, ha concluso Barker.